di Angelo Ferrari
Ultimamente mi è capitato più volte di soffermarmi a riflettere sul perché il nostro paese si chiamasse Borrello e, anche se le origini, le citazioni e la storia le avevo già trattate nel libro sui “Feudi dei Borrello tra Abruzzo e Molise”, l’idea che tutto derivasse dal capostipite dell’antica famiglia non mi sembrava del tutto esaustiva.
In effetti coloro che nel corso degli anni hanno studiato le vicende storiche medioevali d’Abruzzo concordano con l’asserzione che il nome della potente famiglia feudale dei Borrello ha lasciato traccia del suo illustre passato nel nome del comune di Borrello in Abruzzo e, attraverso i suoi numerosi discendenti che si trasferirono un po’ ovunque nell’Italia meridionale all’indomani dell’unificazione ad opera dei Normanni, anche in Calabria, Laureana di Borrello e in Sicilia, Borrello di Catania e Borrello di Palermo. Molti poi sono i cognomi Borrello presenti in queste aree, ma più che dall’antica stirpe abruzzese questi originano dai toponimi geografici locali. Molti cognomi simili si riscontrano in Piemonte, ma quelli sono i Borrelli e hanno tutta un’altra storia.
Lo stesso Benedetto Croce nella “Storia del Regno di Napoli” parla dei Figli di Borrello, nipoti di un Borrello vissuto intorno all’anno 1000, che dominavano tra il medio Sangro e l’alta valle del Trigno “… dove hanno lasciato il segno parlante della loro signoria in quella ch’è stata innanzi mentovata, di Borrello, … la Civitas Burrelli …”
In effetti questo è il nome che più frequentemente è stato utilizzato dai cartografi nel corso dei secoli: il Magini nel 1500 indica il paese come Civita Burella, come pure riportano le carte di Danti del 1580 della galleria vaticana citate da Eugenio Maranzano nel suo libro su Borrello, mentre il Mercatore nel 1589 lo chiama semplicemente Burello, Masini nella carta del 1620 riporta Civita Burella e lo stesso fanno i cartografi Blaeu nel 1665 e Bonne nel 1787, si trovano poi sparpagliate nel tempo citazioni di Borrielo, Borrellus, Civitas Burrelli e altri ancora.
Gli storici, soprattutto quelli dei secoli scorsi, hanno studiato e raccontato i personaggi, specie quelli che contavano, e con essi gli avvenimenti che li videro coinvolti e quindi per questi studiosi era naturale che una località prendesse e conservasse nel tempo il nome di uno dei protagonisti della storia locale: feudatario, capitano di ventura, cardinale o altro che sia. Un’altra precisazione da fare è che in passato, in particolare nel periodo tra ‘500 e ‘700 gli autori per indicare un paese, un centro abitato o una cittadina, anche di dimensioni ragguardevoli per i tempi, utilizzavano il termine Terra e spesso lo specificavano meglio riferendosi per esempio alla “Terra di ….. con i suoi abitanti e le sue abitazioni” . Questo perché la Terra veniva intesa più o meno con l’estensione dell’attuale Comune, ma con un significato più complesso. Allora non era concepibile parlare di un paese come tale senza considerarlo nel suo complesso di edifici, di persone che lo abitavano e del territorio che dava sostentamento alla vita e all’esistenza stessa della Terra.
Per quanto mi sia documentato, nessuno fino ad oggi risulta aver preso in considerazione l’ipotesi opposta e cioè che il nome dell’antica famiglia dei Borrello abbia derivato il proprio nome dal piccolo paese abruzzese. Ad un primo esame mi era sembrata una ipotesi con una scarsa possibilità di essere sostenuta ma, dopo i primi approfondimenti, questa considerazione risultava tutt’altro che trascurabile.
Consideriamo il primo caso, quello cioè in cui gli storici sostengono, con lievi divergenze tra loro e nel corso degli anni, che uno dei figli del Conte di Valva (Sulmona) di nome Oderisio, soprannominato Borrello, si era impossessato di terre e castelli nella regione a sud del fiume Sangro e che questi possedimenti, che andavano appunto da Borrello verso sud, con gli anni si estesero fino al fiume Trigno.
Relativamente a questa affermazione è opportuno fare riferimento alla derivazione del nome Borro, del quale Borrello costituisce un diminutivo, da un vecchio termine della lingua celtica, secondo cui Borro era la traduzione del significato di Fiero, Altero, Grande, Eroe. Inoltre, se associamo il significato celtico di questa parola al carattere e al comportamento di Oderisio Borrello I, nessuno avrà dubbi sulla opportunità di tale appropriato soprannome.
Fin qui sembrerebbe tutto semplice, lineare, ma alcuni aspetti risultano poco convincenti se li analizziamo nel dettaglio.
La prima domanda riguarda perché di tutte le castella possedute dalla famiglia denominata dei Figli di Borrello solo Borrello ne abbia conservato il nome e non altri centri, all’epoca più grandi, più importanti e maggiormente rappresentativi, posseduti dalla stessa famiglia. In secondo luogo si potrebbe considerare il fatto che un altro signore Oderisio Borrello II abbia effettivamente abitato con sua moglie nel suo castello di Civita Burella, così era chiamato il paese in quell’epoca, ma questo avvenne intorno al 1040 e solo per un periodo talmente breve da non giustificare l’assegnazione del nome. D’altra parte se questo centro era già così importante non si spiega perché le fonti lo citano a partire dal 1060, trascurandolo per tutto il tempo in cui visse Borrello I e per gran parte dell’epoca di suo figlio Borrello II.
Diversamente si potrebbe presumere che il paese sia stato fondato da un Oderisio Borrello, primo o secondo che sia non fa molta differenza, e che vi avrebbe edificato inizialmente una rocca o un castello, in seguito divenuto un centro abitato di una certa rilevanza in primo luogo militare. Questa argomentazione potrebbe reggere all’analisi di alcuni riferimenti cronologici, infatti la Civitas Burelli viene citata, come si è detto, a partire dalla metà del XI secolo e se si osserva che Oderisio Borrello I arrivò per la prima volta a sud del Sangro intorno al 1004 ci sarebbe stato tutto il tempo sufficiente per costruire la roccaforte e favorire la sua crescita in importanza e in numero di abitanti. Questa teoria però cozza contro il nome stesso del paese e cioè Civita Burella, dove la parola Civita sta appunto ad indicare in quel periodo una città con una propria storia o più frequentemente un luogo abitato già anticamente, talvolta distrutto e in seguito riedificato. Quindi all’arrivo di Oderisio quasi certamente la Civita Burella era già una solida realtà.
Proviamo ora ad addentrarci lungo una strada diversa e cioè che il soprannome Borrello sia derivato a Oderisio dal paese e non viceversa.
In questo secondo caso l’origine etimologica dal Borro celtico non può ovviamente avere molto peso, per cui occorrerà trovare una spiegazione alternativa; la derivazione del toponimo Borrello può più appropriatamente essere ascritta al termine Borro che sta a significare: torrente, orrido, crepaccio.
Ludovico Antonio Muratori nella Dissertazione XXXIII sulle Antichità Italiane, scrive che la voce Burrone deriva dal greco bothrion, significante una fossa, un luogo cavo sotterra. Di qui ancora pare noto borro, non essendo necessario che acqua scorra per esso; e certamente ne viene burella, diminutivo di borro, per denotare una piccola fossa …”.
Il dizionario etimologico della lingua italiana del Pianigiani, alla voce borro cita, tra l’altro “… il Muratori, colpendo più nel segno, crede alterato da botro. Luogo scosceso ed incassato, dove, quando che sia, scorre l’acqua …”, mentre alla voce burella dice “ … luogo sotterraneo, stretto ed oscuro …”.
Inoltre nel dizionario della lingua italiana del De mauro, borro viene descritto come “ … stretto valloncello, canale in declivio scavato dall’erosione delle acque …” e Francesco Buti, nel Vocabolario degli Accademici della Crusca dice di borro “… fossato rivestito di pruni dove corra acqua …” e di burella “… luogo scuro, ove non si vede raggio di sole …”.
E ancora il Petrocchi nel suo dizionario “… borro, corrosione fatta dall’acqua in una valle, rivestita di piante selvatiche …”.
Da queste citazioni, più o meno recenti, si deduce che l’interpretazione che maggiormente le accomuna è riferita ad una valle incisa in profondità, attraversata da un corso d’acqua, oscura e selvaggia. D'altronde anche oggi se guardiamo Borrello dai monti del versante nord della vallata del Sangro, all’incirca dal pianoro di Civitaluparella, da dove cioè lo guardava Oderisio, ci accorgiamo subito che la burella si riferisce alla cupa valle scavata dal torrente Verde tra le cascate e le Lame Rosse e la civita è il centro abitato di Borrello, anch’esso peraltro posto in cima alla linea del burrone delle Rupi.
A questo punto alcuni aspetti risultano sicuramente più chiari: in primo luogo avrebbe una sua logica il fatto che soltanto Borrello abbia conservato questo nome, semplicemente perché lo aveva sempre avuto. Poi avrebbe senso la residenza, anche se temporanea, di Oderisio Borrello II in un centro già da tempo consolidato sia per quanto riguarda il numero degli abitanti, un vero problema in queste zone nel medioevo, sia per ciò che si riferisce all’importanza strategica dal punto di vista militare. Infine avrebbe pure una giusta collocazione il termine civita, l’antico centro abitato, sicuramente ampliato e rafforzato dai Borrello, che non avrebbe avuto un significato chiaro se il paese fosse stato fondato da Oderisio Borrello.
In conclusione si potrebbe dire che Borrello era la Civita che tanto aveva sollecitato la cupidigia di Oderisio, il quale probabilmente fu soprannominato Borrello per aver conquistato, primo dei suoi domini a sud del Sangro, la Terra della Civita Burella.