Rivendicazioni
di Riccardo D'Auro



In tempo di globalizzazione si è portati a prevalere sugli altri in ogni campo, un costume al quale non si sottraggono nemmeno le comunità per questioni di territorio e di immagine. Gli anziani, però, attenti custodi dei valori civili e morali dei propri luoghi di origine, vigilano e talvolta, amareggiati, si limitano a segnalare fatti e situazioni a chi di dovere per le rivendicazioni del caso.

In un mio recente scritto ho accennato all’abitudine ormai invalsa di chiamare Baronessa la nostra Frazione San Martino, cioè con il nome della contrada finitima di Villa Santa Maria. Si può affermare con certezza che l’esistenza della frazione sia legata a quella di Borrello, chiamata sempre con lo stesso nome, che è quello della contrada in cui è sita. Lo conferma la tavoletta dell’ I. G. M. - l’Istituto Geografico Militare - che ha eseguito dopo l’unità il rilevamento topografico della nazione in scala 1: 25000. Il cambiamento di nome è, pertanto, un’assurda pretesa.
Per ovviare, ed anche per una certa promozione turistica della nostra frazione e dello stesso capoluogo, che in linea d’aria sembra essere ad un tiro di schioppo, il Comune dovrebbe apporre apposita segnaletica stradale.

Un altro cambiamento di nome che sta prendendo piede da un certo tempo riguarda il Verde, che dall’istituzione della Riserva Naturale da più parti viene chiamato “Rio Verde”. Un’attribuzione che oltre tutto declassa il nostro famoso corso d’acqua - nelle cui acque gelide vivono trote pregiate, gamberi ed altre specie – da torrente perenne a ruscello. Angelo Ferrari, attento studioso del nostro territorio e appassionato naturalista, gli ha dedicato un volume ricco di fotografie chiamandolo fiume. Anche in questo caso si invitano gli “innovatori” a consultare la suddetta carta geografica in cui risulta il suo giusto nome. Il 17 dicembre prossimo, giornata nella quale verrà celebrato il decennale dell’istituzione della Riserva, è bene che si parli anche di questo.
Il Verde è uno dei gioielli del patrimonio naturale di Borrello e come tale è tenuto molto caro. Voglio ricordare a proposito l’azione di protesta organizzata nel 1991 dal Gruppo Attivo del WWF di Borrello - Sezione Maiella Orientale – contro la captazione di acqua dalla sorgente in alveo Surienze, da parte del Consorzio acquedottistico del chietino con sede a Lanciano. Venne sventato un autentico colpo di mano perché erano stati appaltati i lavori senza il decreto di concessione dell’acqua. La protesta raggiunse il culmine a Rosello il 29 aprile 1993 giorno dell’istruttoria, da parte del Genio Civile, della domanda (di cui se ne era ricordato finalmente il Consorzio) datata 10 febbraio 1992 di captazione di litri 20 di acqua al secondo. Enti, imprese industriali, associazioni e privati si opposero con validi motivi tecnici ed ambientali. Il sottoscritto fece rilevare che, ove fosse stato assentito il prelievo di una tale quantità di acqua, noi avremmo perso inesorabilmente il Verde dato il fenomeno carsico che si verifica nei periodi di siccità prolungata, e, inoltre, che il Consorzio, avendo appaltato i lavori senza la concessione, era passibile di denuncia a mente del T.U. 1775 /1933 sulle acque pubbliche.
Il Gruppo Attivo del WWF vigilò attentamente per contrastare le possibili contro deduzioni, che, però, non vennero presentate. Si oppose formalmente nel 1995, alla Variante al P. R. G. degli Acquedotti, adottata dalla Regione, in cui figurava a disposizione l’intera portata di 55 l/sec di Surienze per alimentare i comuni di cui al progetto consortile. A sventare tale possibilità nel 1997 le cascate, e quindi il torrente, entrarono a far parte del sistema nazionale delle aree protette (legge 394/91). Il pericolo cessò nel 2001, con l’istituzione della Riserva Naturale Regionale “Cascate del Verde”.

Mi preme, infine, segnalare un terzo caso di abuso dell’immagine di Borrello, una rivendicazione bella e buona, questa. Si tratta della ex cartiera, con annesso mulino per cereali, un complesso industriale ricadente in sponda destra del Sangro, contrade Vigna del mulino – Ponte vecchio in cui esistevano anche delle piccole attività artigianali, di laterizi in particolare. Allora quella era una zona importante anche per l’esistenza dell’unico ponte di attraversamento che aveva dato il nome alla contrada. La cartiera, una delle rare industrie del genere allora presenti in Abruzzo Citeriore, se non l’unica, cessò la sua attività alla fine del 1700. L’opificio riconvertito a gualchiera continuò ad operare per qualche tempo finché l’ultimo Feudatario, alla fine del 1800, vendette i suoi ruderi, con il terreno annesso, ad una famiglia locale, che a sua volta li cedette ad un quadrese.
Ma nella scorsa primavera abbiamo appreso con stupore, dalla trasmissione televisiva “Il paese delle meraviglie” di Rete 8, che tra le cose interessanti di Quadri vi è anche la storica cartiera…..di Borrello!
No, non ci stiamo proprio perché questa è una millanteria bella e buona della “Città del tartufo”, definizione che Quadri si è attribuita in virtù di un fungo pregiato in gran parte prelevato anche dai nostri boschi!
Borrello negli ultimi anni ha generosamente condiviso con il paese amico la sua disponibilità idrica, ma non permette che altri si approprino del suo patrimonio storico ed ambientale.

Concludo sperando che le predette segnalazioni tendenti alla salvaguardia del nostro paese non restino parole vane.


Dicembre 2011


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