Una Rettifica alla “Breve Storia del Gruppo Alpini di Borrello”
di Riccardo D'Auro

La ricerca recente relativa ai Combattenti di Borrello della Guerra Mondiale mi induce a tornare, dopo oltre quindici anni, sullo scritto in oggetto che elaborai, mentre altri alpini lo fecero per i loro Gruppi, per contribuire al volume curato da Mario Salvitti “Alpini Verso L’Aurora”. Un’opera che fu voluta dal compianto Presidente, Sottotenente Medico di complemento Antonio Festa, per la celebrazione del 70° anniversario della fondazione della Sezione Abruzzi (1929-1999). Egli, purtroppo, non ebbe la fortuna di presenziare la presentazione che avvenne all’Aquila nel 2002.
La revisione del testo si impone per la scoperta di qualche errore, dipeso dalle dichiarazioni dei protagonisti delle storie narrate e ripetuto anche in altre pubblicazioni, nonché dell’esistenza di altri due alpini che sono andati ad integrare il già lungo elenco dei reduci delle guerre combattute dal 1872, data di fondazione del glorioso Corpo.
Tale decisione è stata presa in seguito alla conoscenza più approfondita dei familiari del caduto Vincenzo Di Liscia di Domenico della classe 1885, morto nel 1916 a Opacchiasella (paese oggi in territorio sloveno dal nome cambiato). La ricorrenza del nome nella sua famiglia, mi ha portato a considerare che egli fosse il padre dell’alpino Domenico Di Liscia nato nel 1912.

Nella “Breve Storia del Gruppo Alpini di Borrello” Domenico Di Liscia è uno dei cinque alpini che parteciparono alla guerra d’Abissinia del 1935/36, appartenenti alla Divisione Pusteria (11° Rgt, Btg Work Amba) e risulta essere caduto al Passo Uarieu. Invece, dalla comunicazione ministeriale, pervenuta ai familiari dopo molti anni, risulta che era in forza al 7° Rgt Alpini e che morì “il 18 marzo 1941 in A.O.I”. Era rimasto, quindi, nell’Impero e cadde combattendo alla sua difesa contro gli inglesi appoggiati dai guerriglieri, che non avevano mai smesso di agire contro gli italiani.
Dunque, il destino era stato spietato con la povera famiglia Di Liscia e il caso fa riflettere sul dolore straziante dell’anziana madre di Domenico strappatole quando non aveva ancora smesso di piangere il marito, e della nuora, che attese per tanti anni il suo ritorno. Ricordo il forte senso di protezione materna di quest’ultima per il piccolo Rosvelti, che nel periodo dell’occupazione tedesca spesso le sfuggiva per seguire i ragazzi più grandi intenti a curiosare attorno agli automezzi messi al riparo lungo le strade del paese. Un giorno, mentre il bambino assisteva con altri alla razzia dei maiali nascosti nelle stalle vicine, eseguita da una squadraccia che per stanarli emetteva finti grugniti, la madre, terrorizzata dal clima di guerra in cui si viveva, lo richiamò più volte a sé a gran voce. Ma la poverina, sicuramente ignara dell’odio che i tedeschi nutrivano per il titolare di quel nome, allibì quando quelli, con fare minaccioso, lo sottolinearono più volte con la loro classica spregevole imprecazione.

Nella Breve Storia, inoltre, è scritto che i cinque alpini che presero parte alla effimera conquista dell’impero, appartenevano alla classe 1913, invece erano di classi varianti dal 1912 al 1914.
Si legge anche che l’alpino dell’8° Reggimento Antonio Antonelli della classe 1891, era uno dei reduci della Guerra Mondiale mentre, invece, cadde in combattimento nel 1916 sulla Cima dei Ruderi.
Dalla ripetuta ricerca, infine, sono risultati altri due alpini: Filiberto Mariani di Michele e Antonio Di Luca di Domenico, detto “di alpino”.

Concludo facendo notare che la presente rettifica annulla la precedente, con lo stesso titolo, pubblicata da Borrellosite nello scorso mese di febbraio.

Giugno 2015


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