Testimonianza su Padre Filippo da Borrello, al secolo Giuliano Rago


di Riccardo D'Auro




13 GIUGNO 2020 LA FESTA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA PROTETTORE DI BORRELLO

Quest’anno le Feste Patronali sono cadute nel periodo dell’emergenza Covid -19 in cui le ordinanze vietano assembramenti di persone e dispongono appositi accorgimenti per le funzioni religiose, funerali e riunioni in genere. Don Giampiero, con il suo innato spirito organizzativo, ha rimediato alla situazione con la celebrazione della funzione religiosa sul sagrato della Chiesa dedicata al nostro Santo. È stato assecondato nella non semplice operazione dall’Unità locale della Protezione Civile annessa al Gruppo Alpini. E’stata una eccezionale sorpresa l’esposizione all’esterno della bellissima statua del Santo, posta a lato dell’altare, che ha dato l’impressione della rituale processione per le vie del paese.
La mia generazione è la seconda volta che vive l’interruzione dei tradizionali festeggiamenti, che da tempo immemorabile ricorrono nei giorni 11-12 e 13 giugno1. La prima risale a giugno del 1944 quando ai primi del mese i tedeschi sgombrarono il territorio dell’altra sponda del Sangro, che avevano difesa da vari attacchi, mentre noi, abbandonati nella terra di nessuno ed oberati da sei mesi di fatiche e sofferenze indescrivibili, non eravamo in condizioni di pensare nemmeno lontanamente alla festa. Anche questa volta abbiamo vissuto una seconda guerra ma contro un nemico invisibile, che ci ha terrorizzati con l’enorme strage di vite umane subita dalle Regioni del Nord. Un nemico spietato affrontato dalla Medicina che all’inizio era del tutto impreparata, ma che ha strenuamente lottato a prezzo di numerosi suoi operatori. È riuscita, con la collaborazione di un grande e generoso volontariato, ad avere un buon successo e a circoscrivere la pandemia per evitare il diffondersi nel resto della Penisola. Ma siamo ancora lontani per ottenere la vittoria condizionata al rispetto totale delle molteplici ordinanze governative.
Un ammonimento solenne per noi di Borrello è la scritta esistente sull’altare di San Rocco la quale ci ricorda che fu eretto in ricordo della grave pestilenza del 1862. Come pure la bellissima statua del Santo, voluta dal popolo, risale a quella data; e noi, qualora dovessimo scampare all’empio nemico in agguato, cosa promettiamo?
Queste considerazioni, ed altre, sono affluite nella mia mente durante la Messa sul sagrato. Su tutto i ricordi della Festa durante il tempo lontano della fanciullezza quando il paese, già di per sé molto popolato, si riempiva di forestieri devoti del Taumaturgo. La chiesa traboccava di gente che cercava di seguire la funzione da fuori. Specialmente dopo il 1935 anno in cui divenne titolare della nostra Parrocchia il giovane Arciprete Don Oliviero Fiocca, un valente predicatore, che in uno dei primi anni del suo ministero invitò Padre Filippo da Borrello a tenere il panegirico. La fama di questo Frate Minore Cappuccino era molto diffusa in Abruzzo e nel Meridione dove la sua parola richiamava vaste moltitudini. La sua vita era dedicata alla preghiera, alla meditazione ed alla penitenza: a Borrello, dove aveva molti familiari, rifiutava di pernottare presso di loro perché la sua casa era la chiesa in cui passava la notte a pregare in ginocchio. Due suoi confratelli hanno scritto libri su di lui: Padre Antonio da Serramonacesca e Padre Guglielmo Alimonti da Guardiagrele, dei rispettivi conventi dell’Aquila e di Pescara 2. Il secondo, seguito da numerosi fedeli della comunità, venne a presentare il proprio facendone dono alla popolazione di Borrello nell’estate del 2016. Fu una manifestazione molto interessante che ampliò la conoscenza del nostro illustre Compaesano da tutti ritenuto un Santo, degno di essere elevato agli onori degli altari, una proclamazione alla quale tendono in più parti dell’Abruzzo. E intanto, non sarebbe il caso di riportare le sue Spoglie mortali nel luogo di nascita? Parlandone con Don Giampiero egli ha dichiarato la sua disponibilità ad accoglierle nella Chiesa Madre per il ricordo e la venerazione, nostra, e dei tanti devoti sparsi dappertutto. Avere ora ricordato Padre Filippo credo che sia il caso di unire allo scritto la mia Testimonianza letta durante l’incontro del 2016.



TESTIMONIANZA SU PADRE FILIPPO DA BORRELLO, AL SECOLO GIULIANO RAGO

Giuliano Rago di Antonio e Pasquarosa Di Nardo venne al mondo il 14 maggio 1870. Era coetaneo di Domenico Spagnuolo di Michele, il mio nonno materno, che era nato il 17 febbraio. Abitavano in via Dell’Orologio e, legati da fraterna amicizia, frequentarono la 2^ elementare (ultima classe di allora) col Maestro Don Giacomo Di Luca. Nel contempo attendevano al pascolo delle pecore soprattutto nella zona di Pilo, in particolare nelle vicinanze del Colle San Matteo su cui, secondo una leggenda, esisteva un paese che era stato abbandonato a causa degli assalti delle formiche. Narravano che tra i ruderi vi fosse una botola attraverso la quale si accedeva ad un sotterraneo nei cui meandri si trovava un tesoro custodito da folletti, i quali assalivano coloro che riuscivano ad arrivarvi. I due ragazzi facevano continui tentativi di ricerche che interrompevano per il timore di essere colpiti dalle sassate degli infidi custodi.
Ma il rapporto amichevole si interruppe quando Giuliano, per la sua forte vocazione religiosa, decise di entrare nel Convento dei Cappuccini dell’Aquila. Mio nonno spesso raccontava del loro incontro (fu l’unico?), avvenuto dopo molti anni alla stazione di Sulmona. Si abbracciarono e dopo i convenevoli gli disse che suo padre versava in condizioni di estremo bisogno, per cui doveva dargli soccorso. Padre Filippo, però, gli rispose che i frati erano poveri e vivevano, facendo anche del bene ai bisognosi, con l’aiuto della Provvidenza e che, personalmente, non possedeva nemmeno il biglietto del treno al cui costo, come puntualmente avvenne quella volta, spesso provvedeva chi incontrava.
È dubbio che Padre Filippo fosse venuto a Borrello prima dell’arrivo dell’Arciprete Don Oliviero Fiocca (anni 1935-36), che lo invitò a tenere il panegirico in onore del Santo Protettore in uno dei primi anni del suo ministero. Fu un evento memorabile ma non tutti i fedeli potettero ascoltarlo date le ridotte dimensioni della Chiesa e l’enorme presenza di forestieri. Si sparse la voce che avesse trascorsa la notte in Chiesa a pregare in ginocchio. Credo che in quella occasione fosse andato a far visita alla cugina Blandina, figlia di Costantino fratello di suo padre. Un incontro che definirei “storico” perché la cugina professava la religione evangelica.
Padre Filippo ritornò a Borrello nel mese di agosto del 1946, or sono 70 anni, quando non ancora si compiva il miracolo della ricostruzione e poche case erano risorte tra le macerie del centro storico comprese quelle della sua casa. Oltre al motivo affettivo fu latore di un progetto-idea relativo alla costruzione di un Convento che sarebbe potuto sorgere se il Comune avesse donato l’apposito terreno. La scelta cadde sul colle della Circiera, ma non se ne fece nulla per le disastrate condizioni economiche comunali e la realizzazione cadde su Castel di Sangro. Quella volta, io ero assente, Padre Filippo venne a fare visita a mia nonna e a mia madre per dire loro una parola di conforto per la morte del suo caro amico Domenico avvenuta pochi giorni prima;
Nei primi anni ’50 a Napoli lessi un manifesto che annunciava la presenza di Padre Filippo nella Chiesa del Gesù Nuovo per un ciclo di predicazioni, ma purtroppo i tempi erano scaduti. Me ne rammaricai molto perché era la seconda volta che perdevo l’occasione di incontrarlo, però riflettei a lungo sull’importanza di quel Religioso.
Padre Filippo morì santamente all’Aquila il 6 marzo del 1959 e alle sue esequie non presenziò alcun rappresentante del comune di nascita.
Molti anni dopo, nel 1968, trovandomi stabilmente nella sede di lavoro dell’Aquila sentii finalmente il bisogno di andare al Convento di Santa Chiara dove Padre Filippo era morto il 6 marzo 1959. Il Padre Guardiano mi disse che capitavo a proposito perché da poco era uscito dalla stampa un libro scritto sul Santo Uomo dal confratello Padre Antonio da Serramonacesca: “Padre Filippo da Borrello e la sua Spiritualità”. L’autore mi illustrò per sommi capi la sua eccelsa figura e da parte mia dissi che avevo sposata la nipote della sua cugina Blandina Rago anzi citata. Aggiunsi che una zia di mio padre aveva sposato Giuseppe Rago fratello di Antonio, il padre dell’illustre Frate. Mi fece dono di una copia e aggiunse nella dedica che nella mia casa “spira l’odore del nostro Padre Filippo”. Riportai a Don Antonio Orlando, allora Parroco di Borrello, alcuni pacchi dell’interessante opera che fu acquistata con grande entusiasmo. Poco dopo sentii il dovere di andare a dire una preghiera davanti alla sua tomba nella cappella dei Frati Cappuccini.
Si diffuse così a Borrello la conoscenza della vita di questo umile concittadino, un autentico francescano di straordinarie virtù e sapienza, che richiamava nelle predicazioni apostoliche con voce austera “a severità di costumi e fermezza di fede, a impegno più sentito di amore e servizio del prossimo”. Ricordato da tutti con somma venerazione come un Santo.

Grazie.


Pescara, Giugno 2020



1 Eugenio Maranzano ha scritto delle pagine importanti sull’argomento nel suo “Borrello Tra I Vicini Comuni Della Val Di Sangro”
2 Padre Antonio: “Padre Filippo da Borrello e la sua Spiritualità”; Padre Guglielmo: “Padre Filippo da Borrello Cappuccino fedele e i più alti ideali dello spirito”

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