LA CANZONE DELLA CROCE
anonimo


A distanza di circa un anno mi ritrovo ad affrontare un tema legato alle celebrazioni Pasquali di Borrello e, dopo la presentazione della lirica dialettale di Donato Di Luca, Vennardì Sante, quest’anno ho ritenuto doveroso chiudere un ideale cerchio proponendo La Canzone (o Poesia) della Croce. Quasi tutti i Borrellani avranno udito almeno una volta risuonare durante la Celebrazione della Passione, le prime sei note inconfondibili, tetre e sontuose con cui tale Canto prende inizio. La “Canzone della Croce” si esegue da tempo immemorabile nella giornata del Venerdì Santo, appunto.
Nei primi anni Ottanta, epoca a cui risale la breve registrazione sonora qui riportata, venne deciso di trascriverne almeno la linea melodica, al fine di iniziare a riproporre il Canto, che, per un periodo più o meno lungo, era andato a finire nel dimenticatoio.
All’epoca ne rimaneva solo il ricordo commosso di Umberto Di Renzo e di sua figlia Mariannina e frammenti confusi in poche altre persone.
Stando a quanto tramandato oralmente fino alle nostre generazioni, veniva suonata già da un certo “Gentelucce”, quindi cantata dal Maestro Spagnuolo (alias “Capocce”) e poi ha continuato a suonarla Umberto Di Renzo, accompagnando, tra le altre, le voci dei fratelli, in particolare Dante e Quintino.
Pian piano, le esecuzioni si sono diradate ed affievolite. All’improvviso, poi, si è riacceso, come detto, il desiderio della riscoperta e, spronati anche dalla compianta Mariannina, si è tornati a studiarla e ad eseguirla: a tal proposito, confesso di aver provato sempre un senso di emozione e orgoglio nelle oltre 15 esecuzioni avvenute a partire dai primi anni Novanta. Sono sempre stati quelli i 10-15 minuti più intensi della mia personale ed umile esperienza musicale ed è sempre stato forte, più che in altre occasioni, il timore di sbagliare qualche nota o una delle modulazioni, il tutto esasperato dalla strana sensazione di sentirsi solo, con l’organo, di fronte al popolo che ascolta e partecipa con un’attenzione particolare, ossequiosa, e che, data la drammaticità della giornata e del tema trattato nel canto, sembra quasi proibirti di sbagliare. Non puoi sbagliare perché in quel momento si sta trattando una grande tematica: il male presente nella società, di 2000 anni fa come di adesso e, di conseguenza, la sofferenza umana; è questo l’aspetto del Venerdì Santo che mi ha sempre colpito e che mi ha fatto sempre pensare alla crocifissione come un tema universale, senza spazio e senza tempo, che va oltre il significato attribuitogli dalla storia e dalla religione cattolica.
Stilisticamente la Canzone della Croce si potrebbe ascrivere alla forma della “Cantata”, abbastanza comune, nel passato, negli ambienti religiosi. Presenta una buona linea melodica e un andamento armonico molto interessante, con modulazioni improvvise e avvolgenti.
Il testo è complesso nella sua struttura sintattica, tutta giocata sulle subordinate. La tripartizione del testo, sebbene non vi è certezza, corrisponderebbe a tre momenti di elaborazione - teologica – della vicenda della salvezza.
Per quanto concerne la forma espressiva si tratta di settenari rimati.

Luca Di Nunzio


LA CANZONE DELLA CROCE
anonimo




Giorno d' orror, di lacrime
per la natura intera
fu il dì che osò la lugubre
sua trionfal bandiera,
morte spiegar sul Golgota,
ribelle al suo Signor!
Ma sull'uomo Dio fu labile
la tua potenza, o morte:
ch'ei, sconquassati i cardini
dell'infernali porte,
da le domate tenebre
risorse vincitor.


E dall'augusta vittima
santificato il segno,
non più, qual pria, d'infamia,
ma di vittoria in segno,
caro adorato simbolo,
sull'universo sta!
Oh! dai piagati e laceri
membri del spento Nume,
o qual d'amo,r di grazia
sgorga inesausto fiume
l'antico fallo a tergere
dell'egra umanità!


Su, via, credenti, uniamoci
al santo legno intorno:
l'orbe crtistian fra i gemiti
oggi rimembra il giorno
che al Padre, in olocausto,
l'Uom Dio se stesso offrì!
Ivi spogliamo gli ìnvidi
Sensi, dell'odio il seme:
Cristo, nel farci liberi,
stretti ne volle insieme,
e tutti, in dolce vincolo
di fratellanza unì!

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