PASTORI
Donato Di Luca
Forse abbiamo sognato,
forse la veccia o il loglio
che resta nella farina
macinata con prudenza
perché poco si sprechi
del povero raccolto
delle nostre pietraie:
Forse la veccia,
-o il loglio,
che stimola sogni
incredibili
e pieni di consolazione,
ci sta illudendo...
Forse la tua saggezza,
le delusioni
che hanno imbiancato
i tuoi capelli dovrebbero
avere ragione
di questa eccitazione
che mi vibra nei muscoli
e mi rende impaziente....
Eppure non so arrendermi
a quello che i miei occhi
hanno veduto; queste orecchie
sentito...
Ma in fine
anche tu ti sei svegliato
di soprassalto,
ti sei tolto di dosso la coperta
con un gesto impetuoso del braccio,
levandoti a sedere.
Figlio mio, quante volte
è accaduto che il vento
della notte, che spira dal deserto
mi è sembrata la voce
calda, come di chi ama,
e cerca il Bene amato
tra le case e le guardie,
tra i pastori e i ladri...
E poi tutto era niente,
e il vento era vento.
E richiudevo l'uscio
deluso perché l'amore
che aspettavo
era già andato via
(o non era venuto e solo l'ansia
che ti sveglia di notte, col cuore
in tumulto, per sogni
che non si ricordano,
era parsa al mio cuore
e all'orecchio
la voce amata che io conoscevo).
Ma io non ho sognato.
Io... I pensieri... Che dormissi
a occhi aperti?
No, no, non dormivo:
disegnavo geometrie
congiungendo le stelle;
Seguivo il vibrare
del sangue;e il pensiero
delle ragazze che a quest'ora
dormono,
custodite dalla madre e dai fratelli...
Ero sveglio quando la stella
cadendo attraversava
il cielo tutto, da oriente
a occidente, come
nelle notti d'estate
(e mi perdevo a pensare
che desiderio esprimere
prima che il suo influsso si sciogliesse
del tutto,
nel freddo della notte),
quando sentii il richiamo...
Sentii?
Voglio darti ragione:
sentii come si sente
lo stormire degli alberi
o lo sciacquio dell'acqua
tra i ciottoli del fiume...
Eppure questo
misterioso bisbigliare
della terra intorno a noi:
che stillava parole
di pace e gloria!....
Ed era chiaro l'invito
ad andare -e quasi
da sempre nota
la meta...
Ma lo so:
ora la notte è fatta
di nuovo tacita; di nuovo
le stelle palpitano
silenziose
nel profondo del cielo;
e tutto pare vano:se non fosse
per quest'ansia di muovere,
di andare,
che mi scuote il cuore
e scalda il sangue.
Dimmelo, che facciamo, padre mio?
Andremo, figlio mio: fossi solo,
forse me ne starei
al caldo del bivacco -ad aspettare
che mi sciogliesse il cuore
la dolcezza del sonno.
Ma sarebbe una colpa;
la resa
che è il dono
delle mille sconfitte e delusioni...
Ma ci sei tu, che non puoi
stare, e voltarti
distratto al ruminare
della greggia vicina,
né accovacciarti,
come pure io farei,
al caldo del bivacco.
Tu devi andare
perché questo è il destino
del nostro popolo
fin dal primo momento
quando Abramo si mosse
e abbandonò i Caldei
e il superbo Eufrate...
“Ricorda i giorni -ammonisce Mosé- Ricorda i giorni
del tempo antico; medita
gli anni lontani. Interroga
tuo padre e te lo farà sapere.
I tuoi vecchi
te lo diranno”...
E ora andiamo,
in questa notte che già volge all'alba.
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