Il Monumento ai Caduti della
Guerra 1915-1918 di Borrello

di Riccardo D'Auro



Il Monumento ai Caduti della Guerra 1915-1918 di Borrello è descritto nei libri "IX Novembre 1943 - La distruzione di Borrello" del sottoscritto e "Borrello tra i vicini Comuni della Valle del Sangro" di Eugenio Maranzano, pubblicati rispettivamente nel 1997 e nel 1998, con i dovuti riferimenti all'insigne scultore Vito Pardo autore dell'opera.
Mi sembra però opportuno tornare sull'argomento in seguito all'acquisizione di nuovi elementi, emersi successivamente, ed anche per alcune precisazioni.
Maranzano ci racconta che il Re Vittorio Emanuele III in visita allo studio dell'artista in via Piemonte a Roma, ammirando l'opera, meravigliato, avesse esclamato: "un così grande monumento per così pochi Caduti", una chiara allusione al pregio della scultura. Aggiunge anche che la visita venne ricordata con una cartolina, purtroppo sparita dalla circolazione per effetto della distruzione delle case e di tutto ciò che contenevano. Ma un attento lettore, oriundo, glie la inviò subito dopo averla ritrovata tra vecchi ricordi di famiglia.


(foto fornita da Eugenio Maranzano - n.d.r.)

Ma come mai venne scelto uno scultore così famoso per la realizzazione del nostro monumento? Vito Pardo aveva scolpito il grande monumento di Castelfidardo, uno dei simboli più rappresentativi dell'Unità d'Italia, che immortala la vittoria dell'esercito piemontese, comandato dal generale Enrico Cialdini, su quello pontificio nel 1860. Ci sovviene a proposito la narrazione di mio padre nelle sue "Memorie" sulla storia di Borrello dei primi 75 anni del Secolo XX. La scelta cadde dietro il suggerimento del concittadino Dott. Comm. Americo Beviglia, Segretario comunale di Castefidardo all'epoca dell'esecuzione del capolavoro, e per i suoi buoni uffici lo scultore "si accontentò del semplice rimborso spese di fusione del bronzo". Precisa anche che i fondi necessari vennero raccolti, da un Comitato appositamente costituito, in loco e nelle Americhe.
Un sorprendente documento, scoperto da poco, arricchisce la storia del nostro monumento. Si tratta di una lettera dello scultore scritta a mio nonno il 28 dicembre 1924 con annessa cartolina-ricordo con la seguente dedica: "al Cav. Riccardo D'Auro con viva simpatia e cordialità affettuosa". L'amicizia era nata dai rapporti che avevano avuto essendo stato il nonno progettista e direttore dei lavori di trasformazione della ex roccaforte dei Borrello. L'artista lo assicura di aver ringraziato suo fratello Gabriele per aver fatto pubblicare un servizio sul Monumento dal giornale argentino "La Patria degli Italiani". Inoltre, promette che tornerà sicuramente a Borrello nella prossima estate augurandosi di vedere, prima, l'amico a Roma per l'Anno Santo. Dunque, Vito Pardo è stato a Borrello, ma prima o dopo lo posa in opera del monumento? Deve esserci stato sicuramente prima per un proficuo sopralluogo mirato allo studio ed alla collocazione dell'opera che portò alla decisione di incastonarla alla base della torre di destra. Forse impegni inderogabili non avevano permesso all'insigne scultore di presenziare alla festa dell'inaugurazione del complesso, avvenuta con la partecipazione di numerose ed importanti Autorità, il 1° settembre 1924.
Di questo capolavoro i borrellani sono fieri ed il suo artefice viene citato, quando si viene invitati ad esprimersi su qualcosa di bello, con il lapidario giudizio: "è opera di Vito Pardo!".

Pescara, marzo 2003


Riccardo D'Auro

P. S. :

Sono recentemente emerse delle novità che impongono alcune modifiche al testo.

In primo luogo la pubblicazione di una fotografia che documenta la presenza dello Scultore all’inaugurazione del Complesso monumentale: è il signore in prima fila con il cappello ed i fiori in mano.
Il rinvenimento di un’altra fotografia che evidenzia i dettagli dell’opera, eseguita insieme alla nota cartolina celebrativa edita dai Fratelli D’Auro, mi hanno stimolato a chiedere notizie sul pregevole paramento in pietra da taglio che sorregge il bronzo. E’ stato realizzato con la pietra bianca di Montecalvario, una cava da cui sono usciti i “pezzi” dei più bei lavori che ornano molte facciate di Borrello, squadrata e finemente lavorata dai Fratelli Terreri – Oreste, Giuliano e Armando – Maestri scalpellini di Pescopennataro. La notizia l’ho passata, tra le altre, all’Architetto Gianni Volpe di Fano, che mi ha contattato per acquisire informazioni utili per un suo studio sulle opere di Vito Pardo. Egli ritiene che il nostro Monumento sia un piccolo capolavoro e che la sua esatta definizione è “Lapide monumentale”, un aggettivo in aggiunta al termine col quale noi anziani abbiamo sempre sentito definirlo dai nostri predecessori.

Pescara, marzo 2005


Riccardo D’Auro


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