Borrello (Burrellus, Oderisius Dictus Burrellus)
Dizionario Biografico degli Italiani
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BORRELLO (Burrellus, Oderisius dictus Burrellus). - Di famiglia d'origine longobarda, B. nacque da un conte Oderisio, e sposò Ruta figlia di un Pietro, dalla quale ebbe i figli Giovanni, Borrello II e Oderisio. Signore di Pietrabbondante, è capostipite dei conti di Sangro (il titolo di conte viene attribuito a B. soltanto nella Chronica di Montecassino); i suoi discendenti vengono designati generalmente dalle fonti sotto il nome di "figli di Borrello" ("Burrelli filii") e appaiono signori nella "terra Burrellensium" tra il medio Sangro e l'alta valle del Trigno. L'attuale comune di Borrello, in provincia di Chieti, al Sangro, ricorda il nome del capostipite e della famiglia dei conti di Sangro. La "civitas Burrelli" è ricordata nelle fonti dal 1060.
Il primo documento in cui B. compare - la donazione da lui compiuta della chiesa di S. Eustasio "ad Arco" al monastero di Montecassino - è del febbraio 1014: è in esso che B. si definisce figlio di un defunto conte Oderisio, e vi compaiono i nomi della moglie e dei figli.
Il documento fu datato in maniera esatta per la prima volta dal Rivera (pp. 59 ss.): precedentemente era stato attribuito al 977, per il fatto che in un diploma di Pandolfo Capodiferro per Montecassino datato in quell'anno era stata interpolata; presumibilmente da Pietro Diacono, una conferma della donazione di Borrello. Mediante tale più tarda interpolazione è possibile identificare il padre Oderisio con il conte di Valva, che era ancora in vita nel 977, e già morto nel 1014.
Nell'autunno 1021 B. combatteva insieme con i figli contro l'esercito dell'imperatore Enrico II; nel 1022 insieme con i conti dei Marsi essi offrivano aiuto all'abate Atenolfo di Montecassino, il quale era stato scacciato da Enrico II in quanto compromesso per l'appoggio prestato al fratello Pandolfo III principe di Capua. Ma al pari degli altri principi dell'Italia meridionale B. e i suoi dovettero sottomettersi all'esercito tedesco.
Nel 1026 B. fondava il monastero di S. Pietro d'Avellana, e lo donava a S. Domenico di Sora (in questo documento egli compare col nome di Oderisio, ma la sua identità è accertata sia dall'aggiunta del soprannome "Burrellus", sia da una donazione di suo figlio Borrello II del 1069). È questa l'ultima notizia che abbiamo su B., che dovette pertanto morire poco dopo.
Nel Necrologio di Montecassino (cod. Cas. 47) - che risale nel suo nucleo al sec. XII e che menziona diversi membri della famiglia compare al 10 luglio (c. 295v) un "Burrellus comes": non si hanno elementi per identificarlo sicuramente con il nostro.
Per quanto riguarda i tre figli di B., di Giovanni - il maggiore, se l'ordine con cui sono nominati nel documento del 1014 corrisponde a quello cronologico - sappiamo che aveva dal monastero di Farfa la terra di Scappoli, e che appare già morto nel 1057; lasciò un figlio, Berardo. Di Borrello II, sappiamo che sposò Gervisa, figlia del conte Marsicano Oderisio, da cui ebbe Randuisio, che fu monaco cassinese, Borrello III detto l'Infante, e Gualterio. Il terzo fratello, Oderisio, è il primo della stirpe che in documenti contemporanei del 1070 compare col titolo di conte. Egli ebbe un figlio, Oderisio III, da cui discende l'Oderisio abate di Montecassino e cardinale.
Nelle fonti i "Burrelli filii" appaiono per lo più agire collettivamente. Coinvolti nelle movimentate vicende della conquista normanna, in alterne alleanze con i signori longobardi di Benevento e di Salerno come, più tardi, con i Normanni, essi riuscirono a estendere notevolmente il loro dominio.
Dopo la morte dell'imperatore Corrado II (1039) i Borrelli si volsero contro i figli del gastaldo Anserio, che avevano possedimenti nel contado di Trivento: ne uccisero uno e costrinsero gli altri alla sottomissione. Occupati i loro castelli di Alfedena e Montenero, avanzarono poi contro Rionero, Acquaviva e altre terre del monastero di S. Vincenzo al Volturno. Alleati con Pandolfo di Capua, nel 1043 conquistavano il monastero, lo tenevano per qualche tempo occupato e ne saccheggiavano i possedimenti. Nel 1045 insieme con i conti dei Marsi scacciavano, in sostegno dell'abate Richerio di Montecassino, i Normanni dalla terra di S. Benedetto. Nel 1046 Guaimario di Salerno riusciva ad attirarli al suo fianco.
Essi presero parimente parte alla spedizione contro i Normanni che papa Leone IX intraprese nell'estate del 1053 e che si concluse con la sconfitta di Civitate. Il 10 giugno Oderisio interveniva ad un placito a cui era presente anche il papa, contro un monaco Alberto che aveva usurpato S. Maria di Castagneto. In questo periodo si situa anche la concessione livellaria in loro favore di terre situate in Castel Licenoso fatta dall'abate Landone di S. Vincenzo. Essi cominciarono ora a spartire fra di loro i possedimenti tolti all'abbazia. Tentarono anche di insediare in S. Vincenzo un abate a loro gradito: la Chronica di Montecassino riferisce (l. II, c. 99) che Giovanni Marsicano fu confermato dal papa su loro richiesta; secondo il Chronicon Vulturnense però la vicenda si svolse poi in maniera alquanto differente: alle lamentele di alcuni monaci inviati da Giovanni per le usurpazioni dei Borrelli, papa Niccolò II visitò il monastero e diede il suo aiuto per riguadagnare i beni alienati; così l'abate Giovanm poté riacquistare Colle Sant'Angelo e Scappoli, Licenoso, Acquaviva, Rionero, Montenero e Alfedena rimasero comunque ai Borrelli, che dovettero però impegnarsi con giuramento a restituirne il possesso al monastero appena fossero riusciti ad acquistare nuovi beni nel territorio di Valeria. Queste vicende cadono nel periodo fra il 1058 e il 1061. Nel 1061 Riccardo da Capua si mosse dapprima contro i Borrelli, ma si alleò poi con loro per una comune spedizione in Canipania. Nel 1065 Borrello II compiva insieme con il figlio Borrello III una donazione al vescovo Attone di Chieti. Nel 1066 i Borrelli appaiono alla testa delle truppe di Riccardo da Capua all'assedio di Alba Fucense. Nel marzo 1069 Borrello II, abitante nel castello di Perrerano nel territorio Valvense, insieme con suo figlio Gualterio abitante nel castello di Agnone, donava il mastero di S. Pietro d'Avellana, fondato quarantaquattro anni prima da suo padre, a Montecassino, e ne estendeva i possessi. Precedentemente Borrello II e Oderisio avevano venduto all'abate Pietro di S. Pietro la chiesa di S. Maria della Noce in Anglone. Nel febbraio 1070 Borrello II e Oderisio appaiono come testimoni nella donazione di diverse chiese a S. Vincenzo al Volturno, compiuta dal loro nipote Berardo che viveva a Pietrabbondante. Alla consacrazione della nuova basilica di Montecassino sotto l'abate Desiderio nell'ottobre 1071, i Borrelli sono presenti in gran numero. Nell'anno 1073 nell'accordo di Venafro i conti di Sangro si schieravano a lato di Roberto il Guiscardo, che li nominava comandanti dell'esercito ducale. Nel 1077 Borrello II insieme con la sua sposa Gervisa donava al monastero sangretano (con il che si intende verosimilmente il monastero di S. Pietro d'Avellana fondato dalla sua famiglia) delle terre presso il monte Totino a sud di Sessano. Nel 1083 Borrello II dava il suo consenso ad una donazione del figlio Gualterio alla chiesa di S. Nicola d'Anglone. Deve essere morto poco dopo, poiché non ne abbiamo ulteriori notizie.
Oderisio nel 1068 accoglieva onorevolmente presso di sé il deposto abate Umberto di Subiaco, che ospitò sino alla sua morte. L'ultima notizia che abbiamo su di lui è del 1070. Suo figlio Oderisio, che fece ingenti donazioni a Montecassino, moriva intorno al 1094. Non identificabile l'"Oderisius comes" annotato nel Necrologio di Montecassino al 5 ottobre.
Fonti e Bibl.: Montecassino, Arch., Caps. XI, n. 65 (doc. del 1014); caps. XIV, n. 35 (doc. del 1026); Abbazia di Montecassino, I regesti dell'Arch., a cura di T. Leccisotti, II, Roma 1965, p. 59 (conferma della donazione del 1014 in un diploma di re Ruggero II del 1132); Leonis Marsicani et Petri Diaconi Chronica monasterii Casinensis, a cura di W. Wattenbach, in Mon. Germ. Hist., Script., VII, Hannoverae 1846, pp. 632 (dove la donazione del 1014 è posta al tempo dell'abate Aligerno), 654, 679, 694, 714, 720, 731, 764; Benzo episcopus Albensis, Ad Heinricum IV imp. Libri VII, a cura di G. H. Pertz, ibid., XI, ibid. 1854, p. 616; Il "Chronicon Farnese" di Gregorio di Catino, a cura di U. Balzani, I, Roma 1903, in Fonti per la storia d'Italia, XXXIII-XXXIV, p. 245; Chronicon Sublacense, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXIV, 6, a cura di R. Morghen, p. 12 (l'editore confonde il conte Oderisio con l'abate di Montecassino e cardinale, Oderisio II); Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, a cura di V. Fedefici, I, Roma 1925, in Fonti per la storia d'Italia, LVIII, pp. 17, 98; III, ibid. 1938, ibid., LX, pp. 79, 84, 86, 89 s., 164; Storia de' Normanni di Amato di Montecassino, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1935, ibid., LXXVI, pp. 102 s., 199, 300; I Necrologi cassinesi, a cura di M. Inguanez, I, Roma 1941, ibid., LXXXIII, cc. 282, 295v, 302v; Guillaume de Pouille, La Geste de Robert Guiscard, a cura di M. Mathieu, Palermo 1961, p. 140; G. Recco, Notizie di famiglie nobili e illustri della città e regno di Napoli, Napoli 1717, p. 49; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VI, Venetiis 1720, pp. 678 s.; E. Gattola, Historia abbatiae Casinensis, Venetiis 1733, I, pp. 127 s., 238, 241 s., 244, 382, 926; Id., Ad historiam abbatiae Casinensis accessiones, I, ibid. 1734, pp. 179, 204, 218; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Paris 1907, I, pp. 62, 86, 108, 111, 135, 214, 220, 231; II, pp. 40, 89; A. De Francesco, Origine e sviluppo del feudalismo nel Molise, in Arch. Stor. Per le prov.napol., XXXIV (1909), pp. 661-671; E. Mayer, Italienische Verfassungsgeschichte, II, Leipzig 1909, pp. 326, 366; G. Celidonio, La diocesi di Valva e Sulmona, II, Casalbordino 1910, pp. 151-160; C. Rivera, Per la storia delle origini dei Borrelli conti di Sangro, in Arch. Stor. Per le prov. Napol., XLIV (1919-20), pp. 48-92; C. Cahen, Le régime féodal de l'Italie normande, Paris 1940, pp. 39, 47, 59, 129; A. Mancone, Il Registrum Petri Diaconi, in Bull. Dell'Arch. Paleogr. Ital., n. s., II-III (1956-57), parte 2, pp. 121, 125; B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari 1966, pp. 274 ss.; N. Cilento, Le origini della Signoria Capuana nella Longobardia minore, Roma 1966, pp. 35, 40, 55, 57; H. Hoffmann, Die älteren Abtslisten von Montecassino, in Quellen und Forsch. Aus ital. Archiven und Bibliotheken, XLVII (1967), pp. 328-331; M. Schipa, Storia del principato longobardo di Salerno, Roma 1968, p. 196; L. Fabiani, La terra di S. Benedetto, I, Badia di Montecassino 1968, p. 74.