LA NEVE
di Riccardo D'Auro


La neve, dopo qualche fugace apparizione in gennaio, è arrivata copiosa ed insistente nei primi giorni di questo mese di febbraio smentendo coloro che da molto tempo vanno dicendo che le stagioni siano cambiate. La colpa maggiore viene data all’inquinamento atmosferico, quindi al progresso, che influisce sulla natura, innalza e diminuisce la temperatura, ecc. Nella nostra zona del Sangro è sotto accusa il lago, che ha alterato le condizioni climatiche, ha ridotto i frequenti periodi ventosi, aumentata la nebbia, presente spesso anche in estate, e, naturalmente, causato la irregolare caduta della neve.
Da oltre dieci giorni nevica ininterrottamente nel centro-meridione e nella nostra regione in particolare, provocando nelle zone basse le stesse difficoltà che si riscontrano in quelle montane essendo le comunità impreparate a fronteggiare i notevoli disagi causati soprattutto dalla viabilità. E’ senz’altro un’emergenza eccezionale, che, non è, però, la prima volta che si verifica per cui si doveva essere preparati a fronteggiarla. Non è forse questo il mese che il proverbio definisce corto e maledetto?
Io credo che i media, come accade in occasione di ogni calamità naturale che colpisce questo paese, stiano esagerando. I notiziari non ci danno tregua, proponendo anche servizi di una certa banalità e facendo apparire, in taluni casi, la situazione più grave di quella che è. Assistiamo a scontri tra le autorità preposte a gestire l’emergenza e gli amministratori locali, che tra di loro si scaricano le responsabilità. E’ una vetrina per mettersi tutti in mostra e con le opposizioni che approfittano della “gravità del momento” per calcare la mano sulla incapacità di gestire la situazione. Sono informazioni di parte, tendenti a mettere in evidenza, ove ce ne siano stati, gli interventi di successo; una strenua competizione sostenuta dalle tre reti della emittente di Stato, di colore politico diverso. Senza parlare delle televisioni private.

Erano i primi Anni ’50 quando cominciarono a condizionare la nostra esistenza. Fu un giorno di un lungo e difficile inverno che il Giornale Radio dell’Abruzzo annunciò che era stato effettuato un intervento di soccorso nelle campagne di Capracotta. Un lancio paracadutato di viveri e di fieno per gli animali che, data la giornata di sole, in molti avevamo visto da Borrello. Seguirono critiche e commenti riguardo alla opportunità di quella azione, soprattutto all’arrivo in paese, qualche giorno dopo, di alcuni sacchi di pane che si disse fossero stati inviati dalla Prefettura. Non c’era dubbio alcuno che dovesse trattarsi di propaganda a scopo elettorale. Tutti, infatti, sapevano che nella nostra montagna le popolazioni non si facevano sorprendere impreparate dall’inverno, allora lungo e particolarmente duro. Le famiglie disponevano quasi tutte del proprio raccolto, di grandi quantità di legna e di foraggio per gli animali, immagazzinate o sistemate all’esterno delle case mediante grosse cataste o mete di fieno e di paglia. Inoltre, non mancava la solidarietà in caso di evenienze urgenti.
Vigevano rigorosi regolamenti comunali che imponevano ai cittadini lo sgombero della neve davanti alle proprie case ed il servizio di “prestazione” per l’apertura delle strade all’interno ed all’esterno dell’abitato. Ogni nucleo familiare aveva l’obbligo di dare, nel corso dell’anno, delle giornate di lavoro anche per la manutenzione delle strade mulattiere o campestri in genere. Per permettere il transito invernale sulla strada provinciale, una fila lunghissima di uomini, avvolti nelle loro cappe nere, provvedeva a “fare la rotta” per la stazione. Provenivano dalla valle il rumore dello sferragliare ed il fischio del trenino, che non si arrendeva nemmeno alla tormenta, cosa che oggi purtroppo accade a convogli ben più potenti.
Nell’immediato dopoguerra giunse il primo spazzaneve, un residuato bellico lasciato dagli Alleati, che risiedeva a Villa Santa Maria. Arrivava ansimante a Borrello dopo due o tre giorni di lavoro e proseguiva per Roio, la tratta più difficile da compiere. Dopo alcuni anni il mezzo rese il suo ultimo sospiro sul bordo di una strada dove rimase abbandonato per lungo tempo. Fu sostituito da uno a turbina che, alla sua prima apparizione, alla curva del fontanino lanciò neve e breccia contro le case danneggiando vetri ed infissi.
Allora, pur disponendo di mezzi del tipo descritti, si riusciva a fronteggiare molto bene le avversità meteorologiche!


Febbraio 2012


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