L'Isola delle Lacrime
di Amelio Ferrari


“Succedeva sempre che ad un certo punto, qualcuno, alzava la testa e…….la vedeva. Voglio dire…..ci stavamo in più di mille su quella nave, tra ricconi in viaggio ed emigranti, e gente strana, e noi….Eppure c’era sempre uno, uno solo che per primo…. La vedeva. Magari era li che stava mangiando, semplicemente, sul ponte, magari era li che si stava aggiustando i pantaloni, alzava la testa verso il mare e….la vedeva. Allora s’inchiodava li dov’era, gli partiva il cuore a mille……si girava verso di noi e gridava, piano e lentamente: L’AMERICA!”


emigranti in fila per il visto

Così Alessandro Baricco descrive l’arrivo nel porto di New York della nave Virginian che faceva la spola tra l’Inghilterra e l’America. Il copione, anche se con attori sempre diversi, è stato lo stesso per molti anni. Almeno fino a quando nel 1954 è stato chiuso il centro di smistamento di Ellis Island. Questo è il nome di uno dei tanti isolotti di fronte al porto di New York. Questo strano posto veniva anche chiamato “l’isola delle lacrime”. Dal 1894 era stato trasformato, dalle autorità americane, in un centro di isolamento e controllo per tutti gli emigranti che arrivavano nella costa orientale degli Stati Uniti. Lì, tutti coloro che sbarcavano, già provati nel fisico e nel morale, erano sottoposti ad estenuanti interrogatori ed umilianti controlli. Gli uomini, separati dalle donne e dai bambini, le verifiche sanitarie erano rigidissime, e spesso, malati e delinquenti, anarchici e comunisti, venivano rimpatriati nel giro di qualche giorno.
La maggior parte alla fine entrava, molti pur di non tornare indietro si gettavano in mare cercando di sfuggire ai controlli, alcuni di loro morirono nelle acque della baia di New York. In 50 anni su quell’isola sono passati circa venti milioni di emigranti di cui due milioni e mezzo erano italiani. Oggi si stima che almeno cento milioni di americani, facciano risalire le loro origini ad un uomo, ad una donna o ad un bambino che agli inizi del secolo transitarono per l’isola delle lacrime. Su quel lembo di terra, il 19 Ottobre 1922, dopo 20 giorni di navigazione arrivò anche mio nonno. Ho trovato il suo nome nella “List of Alien passengers for the United States immigration officer at port of arrival” sul sito www.ellisislandrecords.org. Sapevo che da qualche anno, parte delle strutture di Ellis Island erano state trasformate in un importante museo sull’immigrazione negli Stati Uniti, dove molti visitatori cercavano tracce del proprio passato analizzando prevalentemente documenti su microfilm, ma non immaginavo che la fondazione avesse messo in rete i propri archivi. Cercando qualche notizia sull’emigrazione italiana in America mi sono imbattuto nel sito. L’home page, dopo una veloce registrazione, consente l’accesso ad un potente motore di ricerca dove ho inserito i dati di mio nonno ed in brevissimo tempo il database ha sfornato una decina di record. Il terzo era quello che cercavo. Il documento proposto è la lista originale dei passeggeri che il 19 Ottobre 1922 arrivarono ad Ellis Island. I pochi dati a disposizione, non lasciavano dubbi.

name: Raffaele Di Benedetto
country: Borrello - Italy
wife: Amalia
city of destination: Pittsburg - Pensilvanya.


Non cercherò qui di esprimere l’emozione che ho provato vedendo il suo nome nella lista, poiché sicuramente è la stessa che ogni altra persona proverebbe trovando tracce dei suoi cari inaspettatamente ed a distanza di tempo. Rimane, solo il rammarico di non aver ascoltato in passato, con maggiore attenzione, le sue testimonianze dirette e l’impossibile desiderio di capire oggi lo stato d’animo di molti emigranti che vedevano per la prima volta New York scendendo dalla scala del piroscafo o di lanciare uno sguardo nella “kiss room” la sala dei baci, per vedere se qualcuno, il giorno, dell’arrivo lo aspettasse. Ma queste sono altre storie. Il documento che il sito propone, a prima vista contiene poche informazioni; tuttavia scorrendo la lista dei passeggeri si scoprono parecchie cose. Mio nonno partì il 10 Ottobre 1922 dal porto di Napoli imbarcato sul bastimento “America”. Il piroscafo era stato costruito dai cantieri navali di Muggiano per la compagnia La Veloce ed era entrato in servizio nel 1909. Acquistato nel 1912 dalla Navigazione Generale Italiana era stato impiegato per servire la rotta Napoli-New York. La nave, si dice, fu demolita nel 1928, anche se alcuni ritengono che essa continuò il suo servizio su altre rotte con il nome della città di “Fiume”. Il giorno della partenza, su quella nave, mio nonno, non era l’unico Borrellano. Con lui c’erano: Lorenzo Palmieri di 17 anni, figlio di Antonio (suocero di Giuseppe Evangelista) e Domenica diretto a Boston; Palmino Di Luca, di Domenicangelo e Quintilia, di 26 anni, marito di Florinda diretto a Pittsburg, e Antonio Croce, di 24 anni, fratello di Pasquale e marito di Filomena diretto a Philadelphia. Il documento fornisce altre informazioni interessanti. Le autorità americane prima di consentire l’ingresso ad un immigrato, gli richiedeva una disponibilità di almeno 50 dollari, uno stato di salute soddisfacente, la dichiarazione di non essere anarchico e tanto meno comunista, e l’indirizzo dell’abitazione dove avrebbe soggiornato. Chi arrivava in America si appoggiava presso l’abitazione di un parente o di un amico, generalmente dello stesso paese, che garantiva al nuovo arrivato un alloggio, anche se in alcuni casi solo temporaneamente. Mio nonno, all’inizio indicò come domicilio il n° sei di Boundary Str. A Pittsbourg dove abitava Fabiano Bucci di Gamberale, marito della sorella Evelina. I suoi compagni di viaggio dichiararono ovviamente altri recapiti: per Lorenzo Palmieri l’abitazione di riferimento fu quella di Marco Palmieri, di anni 28, marito di Lola, papà di Ines, arrivato a sua volta in America il 12 Gennaio 1922, al n° 24 di Kerkeland Str. A Boston; Palmino Di Luca avrebbe dimorato invece al n° 557 di Braddock Str. A Pittsbourg presso l’abitazione di Iannamico Alfredo, Antonio Croce dichiarò lo stesso domicilio del fratello a Philadelphia al n° 1039 di Contrell Str. L’abitazione definitiva di mio nonno, qualche mese più tardi, fu il 199 Box di Conansbourg Pa, indirizzo desunto dalla lista di sbarco di suo fratello Nicola Di Benedetto, che arrivato in America il 16 Agosto1923 con il piroscafo “Kaiser Franz” andò ad abitare insieme a lui. Io non ricordo molto di quello che mio nonno raccontava della sua esperienza di emigrante negli Stati Uniti, tuttavia è certo che all’inizio avesse lavorato in miniera e successivamente in un’acciaieria. Mi colpì quando mi raccontò di aver visto in un bar Al Capone. Ricordo anche che parlava spesso con piacere di due compaesani con i quali aveva condiviso l’esperienza statunitense e con i quali si era instaurato probabilmente un rapporto privilegiato: Argentino Palmieri e Zocchi Celestino. Ho provato a cercare i loro nomi nel database della fondazione, ma la ricerca non ha dato esito. Forse giunsero attraverso altre strade e non passarono per Ellis Island, oppure com’è più probabile, i loro dati, insieme a quello di mio nonno paterno, sono fra i cinque milioni di nomi persi per sempre a causa del deterioramento dei registri, o della vendita di molti di essi come carta da macero. Continuando la ricerca ho trovato qualche altro nome. Il piroscafo Taormina costruito a Glasgow per conto della Società di Navigazione a Vapore fu impiegato nella rotta Genova-Napoli-New York-Philadelphia e nella sua terza classe poteva ospitare fino a 2500 emigranti. Fra di essi, il 12 Gennaio 1922, quando la nave arrivò in America c’erano altri Borrellani: De Millo (probabilmente il cognome vero era Di Nillo) Flora di anni 16, figlia di Francesco e Maria Michele, Marco Palmieri di anni 28 (cui si faceva cenno prima) e Giovanni Palmieri di anni 16, di Raffaele e Blandina Rago, fratello di Argentino e Vincenzo Palmieri. Anch’essi, mi sembra di capire, dovettero dichiarare un domicilio. Flora Di Nillo aveva come punto di riferimento lo zio Gaetano Oliva che abitava al n° 67 di Stammut Str. A Boston Mass.; Palmieri Marco e Giovanni Palmieri fornirono l’indirizzo di Vincenzo Palmieri, fratello, credo, di uno di loro, domiciliato al n° 22 di Common Str. A Boston. Fra gli altri compaesani rintracciati nelle liste di sbarco figurano: Vincenzo Vitullo e Di Luca Pacifico un ragazzo di 16 anni arrivati il 25 Agosto del 1922 con la nave San Giovanni della compagnia di navigazione Siculo Americana, entrambi fornirono come punto d’appoggio l’abitazione di Orlando Ferrari che abitava al n° 514 di Way Wood St a Braddock Pa. Ho cercato, anche per ovvi motivi, di trovare qualche informazione su Orlando Ferrari ma non ho trovato nulla e mi sono fermato qui. La ricerca che ho fatto è stata veloce, alcuni dati probabilmente sono inesatti, anche per la grafia dei documenti spesso difficili da leggere. I collegamenti fra le persone, potrebbero essere sbagliati anche per la mia scarsa conoscenza dei protagonisti di queste vicende. Quello che emerge dietro il linguaggio scarno e burocratico del modulo di sbarco, è il percorso doloroso di migliaia di persone, la sofferenza per l’abbandono della famiglia, degli amici e del proprio luogo d’origine, l’ostilità e la diffidenza incontrata fra gli abitanti di una Nazione che essi per primi contribuirono a rendere grande. Ho voluto informare i visitatori di Borrellosite di quest’archivio in rete, anche per rispondere all’invito di Riccardo D’Auro che qualche tempo fa auspicava di aprire un “forum che potesse recuperare, per quanto possibile, la memoria di coloro che, in America o in Belgio, In Argentina o in Svizzera lasciarono una traccia del loro lavoro all’estero.

Un caro saluto,

Amelio Ferrari

Roma, 5 Luglio 2003


Questo piroscafo, uno dei tanti "America" dell'epoca, fu costruito nel 1908 nei Cantieri Navali Riuniti di Muggiano per la Compagnia La Veloce. Aveva 8.996 tonnellate di stazza, macchine a vapore a triplice espansione, due eliche, due alberi maestri e due fumaioli. Sviluppava una velocità di sedici nodi e mezzo. Fece il suo viaggio inaugurale sulla rotta Genova-Napoli-New York il 20 settembre 1909. In seguito fu impiegato specialmente per l'emigrazione italiana diretta verso il Sud America.
La sua rotta abituale era Genova-Napoli-Palermo-Marsiglia-Barcellona-Rio de Janeiro-Santos-Montevideo-Buenos Aires-Rosario.

Nel 1912 fu comprato dalla Navigazione Generale Italiana e fu impiegato da questa società fino al 1928, anno nel quale venne smantellato.
Il Taormina aveva 8.282 tonnellate di stazza e fu costruito nel 1908 dalla D.&W.Henderson Ltd di Glasgow per la compagnia italiana Società di Navigazione a Vapore. Possedeva due eliche e raggiungeva i 16 nodi di velocità. Nella sua terza classe si potevano "accomodare" 2.500 emigranti.
Fece il suo viaggio inaugurale il 3 settembre 1908 sulla rotta da Genova-Napoli-New York-Philadelphia.




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