I Figli di Borrello
(tratto da “I Figli di Borrello: storia dell’anno mille”)
di Angelo Ferrari

Il libro di Angelo Ferrari sulle imprese dei Borrello dal titolo “Feudi prenormanni dei Borrello tra Abruzzo e Molise” è stato pubblicato a gennaio 2007 e può essere richiesto via internet direttamente all’editore UNI Service, Via Verdi 9/A, 38100 Trento; www.uni-service.it editrice@uni-service.it

4. Problemi di successione alla morte Borrello I

..... Nel 1024 morì l’imperatore Enrico II e Pandolfo IV fu liberato e poté tornare in Italia dove cominciò subito ad agitarsi per tentare di riconquistare la sua Capua. In breve tempo mise insieme una potente alleanza costituita da Conti dei Marsi, i Principi di Benevento e i Borrello. Ottenuto un così largo consenso Pandolfo IV marciò con i suoi alleati verso Sud, entrò nel territorio capuano e pose l’assedio alla città di Capua.
moneta dei Signori di BeneventoErano appena iniziate le operazioni militari che Borrello I, come abbiamo visto, si ammalò e fu costretto a rientrare nella Terra borrellense, ma i suoi figli mantennero il fronte all’assedio di Capua fino alla caduta della città che si arrese a Pandolfo IV nel 1026.
A questo punto per i Borrello si apriva uno scenario complicato e difficile: il nuovo Signore di Capua non accennava a fermarsi, si apprestava a conquistare Napoli e poi a risalire fino a Gaeta e tesseva nuove alleanze con Amalfi e il Ducato di Sorrento. Era chiaro che i suoi interessi andavano sempre più divergendo dalle aspirazioni dei Borrello.
A porre fine a questa complessa situazione giungeva a Capua la notizia della morte di Borrello I per cui tutti i suoi figli rientrarono nei propri territori per la cerimonia funebre e per risolvere le intricate problematiche per la successione. Secondo gli usi vigenti nel Principato di Benevento il diretto successore era Borrello II, ma questi prendendo in considerazione la convenienza per tutta la famiglia ad agire sempre collettivamente in un reciproco sostegno tra tutti i membri, preferì adottare la successione collegiale in vigore nei territori marsicani da dove provenivano.
Nonostante tale soluzione, Borrello II raccolse comunque l’unanime consenso dei suoi parenti e vassalli per la spiccata personalità e il valore militare che lo avevano sempre contraddistinto sin da giovanissimo: ottenne il titolo di Signore di Anglone (Agnone) e abitò fino al 1060 nel suo castello di Civitas Burella (Borrello). Da lui discesero, tra gli altri, Randuisio Borrello, monaco di Monte Cassino divenuto santo e Borrello III detto l’Infante.
castelloUno dei fratelli di Borrello II era Randuisio, del quale si sa pochissimo; coinvolto in spregiudicate alleanze con i potenti contingenti Normanni che percorrevano i territori del Meridione riuscì ad ottenere l’investitura per il possesso di Rocca Sicone, ma cadde presto in rovina e di lui si persero le tracce.
L’altro fratello che affiancò Borrello II fu Oderisio Borrello che diventò Primo Conte di Sangro.
Infine va ricordato che il primogenito di Borrello I era Giovanni Borrello nominato dal padre Signore di Petra Abbondante e a lui sarebbe spettata in eredità la Terra Borrellense, ma era morto giovanissimo nel 1014 e nel 1026 al figlio giovanissimo Berardo I di Petra Abbondante fu concesso di prendere il posto del padre al fianco di Borrello II.
Da questo momento tutte le fonti citano sempre i “Figli di Borrello” e la “Terra Borrellense”......


5. Borrello II, Pandolfo IV di Capua e Guaimario V di Salerno

..... Agli inizi di questi anni, mentre i Borrello restavano momentaneamente presi da problemi interni, l’azione politica e militare di Pandolfo IV Principe di Capua non accennava a diminuire e nel frattempo nell’Italia meridionale si andava sempre più affermando e consolidando un nuovo elemento, quello normanno, che rendeva ancor più complesso il quadro politico del Mezzogiorno. Nel 1027 il nuovo Principe di Salerno, Guaimario V, ruppe i rapporti che il padre intratteneva con Pandolfo IV di Capua e cercava di raccogliere intorno a se tutti coloro che si sentivano minacciati dalle ambizioni del Principe di Capua.
battagliaQuando finalmente riuscì a portare dalla sua parte il potente capo normanno Rainolfo, sottraendolo agli alleati di Pandolfo IV, decise che era arrivato il momento di passare all’azione e nel 1028 riuscì ad impadronirsi di Capua: Pandolfo IV fu nuovamente scacciato dalla città e si imbarcò alla volta di Bisanzio. Nei dieci anni successivi il Principe di Salerno e i suoi alleati Normanni miravano sempre più alla conquista dei territori di Puglia e Calabria ancora posseduti dai Bizantini. Costoro, nel 1038, misero Pandolfo IV in condizione di tornare in Italia con un valido appoggio per contrastare i suoi vecchi rivali.
Era chiaro che i Borrello non potevano restare a lungo neutrali tra gli schieramenti che andavano configurandosi nell’Italia centro-meridionale. Di fronte alle frequenti ambascerie che giungevano nella Terra Borrellense con lo scopo di assicurarsene l’alleanza, Borrello II convocò tutta la famiglia per valutare il peso dei gruppi rivali e decidere se intervenire ed eventualmente al fianco di chi. Il quadro politico nel quale Borrello II doveva muoversi era quanto mai complesso. Il suo territorio si trovava nel Principato di Benevento e ora a contatto con il nuovo dominio capuano di Guaimario V di Salerno; doveva tenere in considerazione le pretese del vecchio Principe di Capua Pandolfo IV e valutare la sempre crescente potenza del Principe di Salerno, ora anche Signore di Capua. Inoltre le mosse di Borrello II si inserivano tra le aspirazioni della nascente potenza normanna, il decadimento dell’autorità dei principi di Benevento, dei quali era vassallo, e la ancora non trascurabile presenza bizantina nelle estreme propaggini meridionali della penisola. Sopra tutto stavano i contrasti tra la politica del Papa e quella imperiale riguardo al Sud dell’Italia.
cavalieriPandolfo IV giunto in Italia si rifugiò nella rocca di Sant’Agata (dei Goti?) e di qui inviò dei messi a chiedere l’alleanza di Borrello II con lo scopo di tentare con il suo aiuto di riprendere quei territori dai quali in più occasioni era stato scacciato. Per Borrello II l’alleanza con Pandolfo significava avere una valida copertura dalla diplomazia ecclesiastica favorevole al capuano ed essere al sicuro dagli insidiosi intrighi dei bizantini. Di contro bisognava affrontare un nemico agguerrito come Guaimario e soprattutto lottare contro i Normanni che con la loro forza d’urto rischiavano di compromettere l’intera situazione meridionale a loro vantaggio. Al contrario, l’alleanza con Guaimario significava si avere i Normanni alleati, ma anche doversi schierare contro i Principi di Benevento Signori dei Borrello e alleati del Papa e di Pandolfo IV. Forse la neutralità sarebbe stata la posizione più sensata che avrebbe consentito di evitare sia i contrasti politici che militari, ma Borrello II decise di scendere in guerra tra le schiere del loro alleato di un tempo Pandolfo IV.
Quali furono le motivazioni di questa scelta che a prima vista poteva apparire la più difficile sotto l’aspetto militare? I Borrello e in particolare Borrello II cominciavano a rendersi conto che il pericolo maggiore per i piccoli potentati del Sud, sempre in lotta tra loro, era costituito dalla omogeneità e dalla coesione degli eserciti normanni. Costoro erano all’epoca una minaccia potenziale e i Borrello nutrirono da subito verso di loro un’avversione istintuale. Percepivano che con l’andar del tempo lo scontro sarebbe stato vitale e l’unico modo per allontanare il pericolo era quello di spingere verso Sud la minaccia normanna alleandosi con Pandolfo di Capua.
militi medievaliI soldati guidati da Borrello II si unirono ai militi del vecchio alleato al confine della Terra Borrellense e dopo aver curato i preparativi per una lunga spedizione attraverso il territorio di Carovilli, Rocca Sicone e Fuorlì giunsero nella valle del Volturno oltre Acqua Viva. Qui erano sparsi molti castelli che avevano fornito uomini e mezzi a Guaimario, i Borrello li devastarono e saccheggiarono insieme ai rispettivi possedimenti gareggiando in crudeltà e ferocia con Pandolfo IV accecato d'ira per il lungo esilio. Furono messe a ferro e fuoco le terre di Cerro, di San Vincenzo, Rocchetta, Scappoli, Li Colli e altri centri minori non facilmente individuabili dalle cronache. Tanto abbondante fu il bottino di questa spedizione che i due comandanti sospesero le operazioni per alcuni giorni per consentire ai soldati di dividersi le prede accumulate senza eccessivi litigi.
Subito dopo Pandolfo con il furore e il coraggio di chi è consapevole di giocare la partita decisiva propose di attaccare uno dei potentati religiosi più influenti dell’Italia meridionale, il monastero di San Vincenzo al Volturno. Borrello II inizialmente non ne voleva sapere, troppe incertezza politiche e religiose pesavano su tale proposito e la sua famiglia non se la sentiva di rischiare in un’impresa che oltre al coraggio richiedeva buoni alleati sul piano militare e non meno valide alleanze su quello politico. Senza trascurare il fatto che in caso di fallimento una lezione ai Borrello non era mal vista nemmeno dai Principi di Benevento loro Signori.
Borrello II era assillato da molte perplessità. Ritirarsi dalla lotta abbandonando Pandolfo? E in questo caso come evitare la ritorsione di Guaimario V sulla Terra Borrellense soprattutto dopo le atrocità commesse lungo il Volturno? Indebolendo le fila di Pandolfo non avrebbero favorito gli interessi dei Normanni alleati di Guaimario? Non ultime erano le preoccupazioni religiose: a quel tempo il timore dell’al di la era sentito profondamente. Infine considerando che dei due grandi centri monastici meridionali Montecassino era politicamente schierato con Pandolfo e San Vincenzo al Volturno con Guaimario i Borrello ruppero gli indugi.
San Vincenzo al Volturno (oggi)L’attacco venne sferrato di notte, era maggio del 1038: sfondate le porte principali dell’abbazia, Borrellensi e Capuani si precipitarono all’interno gettando lo scompiglio tra i religiosi e la servitù, decine e decine di monaci furono trucidati insieme ad un numero ancora maggiore di contadini che risiedevano nel monastero del Volturno, coloro che riuscirono a salvarsi si dispersero nelle campagne: fu una tragedia. Le uccisioni, il sangue e le violenze che seguirono fanno ricordare nella Cronaca Volturnense questa vicenda tra le peggiori che quel luogo sacro dovette sopportare, più violenta delle incursioni saracene che tanto terrore incutevano a quel tempo. L’abate Ilario si era dato precipitosamente alla fuga non appena i Borrello si erano avvicinati al Monastero e si dirigeva speditamente verso Sud.
Mentre i Borrello si dedicavano a saccheggiare i locali religiosi e i sacri arredi per poi passare a depredare le terre e i possedimenti del monastero, Pandolfo, aiutato questa volta dai Conti di Aquino ma non da Borrello II, si rivolgeva con tutto l’esercito contro il monastero di Montecassino e ne deponeva l’abate sostituendolo con un monaco greco a lui fedele di nome Basilio.
Dopo questi successi iniziali la sorte stava per cambiare: l’abate Ilario giungeva a Capua dove implorava un intervento decisivo da parte di Guaimario e dell’imperatore germanico Corrado II che proprio in quell’anno, per sfortuna dei Borrello, si trovava a Capua. Con il consenso ufficiale dell’imperatore Guaimario V di Salerno, con alleati i Normanni, intraprese una decisa campagna militare. Si recò prima a Montecassino senza incontrare resistenza, scacciò l’abate Basilio e al suo posto Corrado II fece eleggere Richerio proveniente da Nieder Altaich, Pandolfo si ritirava e si preparava alla fuga.
Al contrario sloggiare i Borrello dal Monastero del Volturno si rivelò più impegnativo del previsto: quando le milizie di Guaimario raggiunsero le terre di San Vicenzo, Borrello II le sorprese stanche e disorganizzate e le ricacciò indietro sulle rive del Volturno convinto di poter ancora contrastare i nemici anche senza l’appoggio di Pandolfo. I Borrello indugiarono ancora qualche giorno è ciò fu loro fatale poiché questo tempo permise a grossi reparti di Normanni che risalivano il Volturno di riunirsi ai soldati di Guaimario. Ormai era troppo tardi, la ritirata verso la Terra Borrellense si trasformò in una rotta e i Borrello ripercorsero a ritroso la strada da cui erano scesi abbandonando grandi quantità di bottino e rimasero quieti per alcuni anni all’interno del loro feudo.
L’imperatore Corrado II sancì l’investitura di Capua a Guaimario V di Salerno ma non per questo l’irriducibile Pandolfo si dava per vinto. .....

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Le illustrazioni rappresentano, in ordine: moneta dei Signori di Benevento; castello medievale; cavalieri in battaglia; cavalieri in avanzata; militi medievali; Chiesa del Monastero di San Vincenzo al Volturno (oggi)

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