RICORDO DI EUGENIO MARANZANO le memorie lette in chiesa da Riccardo e Marisa D'Auro, il 5 ottobre 2014 durante la cerimonia funebre ed il ringraziamento pubblico della moglie Luciana
La triste notizia della morte del caro amico Eugenio Maranzano mi ha scosso profondamente perché inaspettata. Ci eravamo sentiti qualche sera fa e al mio abituale “come stai?” ha risposto con un laconico “non sto bene”, mentre le altre volte aggiungeva le spiegazioni del caso ed io per rinfrancarlo ribattevo con un “mai peggio” che lo faceva sorridere. Si passava poi alle novità del borgo e ad altre cose che gli facevano piacere. Quest’ultima volta, invece, ho cercato di distrarlo chiedendogli se ricordava il nome di qualche combattente della Grande Guerra trovandomi a scrivere per la ricorrenza del Centenario. Lo avevo portato sul racconto, un tema a lui tanto caro, e la risposta è stata pronta: “mio zio Don Anselmo Di Nardo”, aggiungendo che era stato decorato con due medaglie al valore. E, ancora, che aveva fatta, da richiamato, anche l’ultima guerra a causa della quale aveva perso la vita a Zara sotto un bombardamento aereo insieme al compaesano Antonio D’Amico.
La storia, quella di Borrello e della sua Gente inserita nel quadro borbonico ed europeo, raccontata da Eugenio con passione e grande competenza nel suo “BORRELLO TRA I VICINI COMUNI DELLA VAL DI SANGRO”, suscita un forte interesse. Il corposo volume è il capolavoro che lo ha reso famoso dal quale, soprattutto i giovani, trarranno insegnamento e la passione per la loro terra. Nessuno più di lui, Borrellano autentico, poteva illustrare un periodo così lungo e complesso.
Egli verrà ricordato anche per aver scritto in dialetto, insieme a Michele Di Nillo nel primo dopo guerra, i versi di alcune famose canzoni, che furono musicate dal Maestro Nicola Oliva e dai Fratelli Di Nunzio ed affidate, nel 1947, al Coro di Borrello protagonista della “Prima Settembrata Abruzzese”. Un evento importante che scosse la popolazione ancora prostrata dagli orrori della guerra.
I ricordi non si fermano qui perché Eugenio fu, giovanissimo, Sindaco di Borrello nel periodo della ricostruzione durante il quale si doveva lottare per ottenere i contributi per le opere pubbliche da uno Stato allora, più che mai, dalle casse vuote. Egli amava ricordare le perorazioni, talvolta a voce grossa, presso il Genio Civile in compagnia di mio padre, da lui molto stimato, che lì…era di casa.
Eugenio si attivò con amore filiale per la ricostruzione di questa Chiesa Madre - essendo nato a pochi passi da essa e sofferto per la sua distruzione - e quando iniziarono i lavori gridò al miracolo. Li seguì con una costante ed attenta sorveglianza, direi, e, quando furono conclusi, con grande generosità offrì alla torre rinata la meravigliosa campana che oggi ha suonato mestamente per lui.
E non solo, egli ha donato al paese il Museo Civico dove fanno bella mostra gli attrezzi e gli utensili usati nel passato dagli artigiani, dagli agricoltori e dalle famiglie, caduti nell’oblio di una civiltà protesa sempre più al futuro.
Questi ricordi mi sono usciti dall’animo perché Eugenio è stato un caro amico e un maestro, un cittadino benemerito, al quale dobbiamo tutti gratitudine per quello che ha fatto, innanzitutto per aver riportato alla luce molti punti importanti accaduti a Borrello in epoche remote, attinenti, alcuni di essi, anche a famiglie ancora presenti. Degli squarci che permettono la ricostruzione della storia locale.
Ho voluto esternarli anche a nome degli “Amici della Piazza Vecchia” , il gruppo di cui è stato il maggiore esponente. Addio Eugenio, il tuo ricordo sarà sempre vivo e sarai presente durante le frequenti rivisitazioni dei nostri luoghi diventati ora “il Parco della Rimembranza” .
Riccardo D'Auro, 5 ottobre 2014
Carissimo Eugenio,
la chiesa di Sant'Egidio Abate, "la chiesa matrice" come l'hai chiamata nei tuoi scritti, così ben circostanziati, ti sta tendendo le braccia, per accoglierti maternamente, e farti salire nel piano più alto, dove la misericordia di Dio ti ha riservato la meritata collocazione.
Sei stato "figlio" due volte, perché cresciuto e protetto"contemporaneamente" all'ombra della casa umana e della casa di Dio, che il destino ha voluto fossero situate l’una di fronte all'altra.
Non sei riuscito a sciogliere codesto legame neppure da "anziano", tanto che hai voluto ricavare sulla porta esterna della tua cucina una specie di oblò, che permettesse ai tuoi occhi di rimanere in costante comunicazione con l'altra casa, anche quando stavi consumando "il tuo pane quotidiano".
Nella consapevolezza dei munifici doni che durante la vita Dio ti aveva elargito, nel momento in cui fu deciso che la sua chiesa doveva risorgere dalle macerie in cui era stata ridotta da lunghi anni, soprattutto per cause belliche, ti buttasti a capofitto per offrire in tanti modi la tua preziosa, totale collaborazione, senza risparmio di tempo, di risorse, di fatica intellettuale e perché no anche in quella fisica.
Nella vita corrente, con "sapienza" hai coniugato il tuo modo di pensare e di agire "laico" con quello scrigno rinchiuso nel cuore, colmo di sentimenti autentici, duraturi, forti e teneri al contempo.
Su tali presupposti si è rafforzato sempre più l'amore per il tuo paese natio, l'immutato spirito di appartenenza, tanto da decidere di immergerti in un audace, costoso progetto, scrivere cioè un "libro documento" su Borrello, che ognuno di noi, per tua volontà, tiene gelosamente custodito nella propria casa, perché entrasse con dignità e valore in quella Storia scritta con la lettera maiuscola e dove sono evidenziati con "religiosa pietà": la sottomissione, l'obbedienza, la pazienza, il sacrificio, a volte estremo della nostra popolazione e di quelle dei paesi vicini viciniori di fronte ai poteri forti esistenti nei secoli scorsi.
Nessun grazie formale, nessuna stima venale avrebbe mai potuto ricompensarti per tutti quegli aspetti complessi ed ostacoli che la realizzazione dell'opera ha richiesto.
Tanti altri brevi scritti ci hai lasciato, dai quali traspare un "tratteggio" vivo, delicato, quasi poetico sull'amicizia e su alcuni aneddoti paesani.
Ma qualcosa di ancora più tangibile ci hai regalato: un museo etnografico sulla civiltà contadina, dove attraverso le testimonianze repertali si appalesa tutto il lavoro defaticante dell'essere umano per mantenersi in vita.
Tu e tua moglie Luciana lo avete allestito, curato, profondendo in esso: entusiasmo, fede, abilità manuale, impegno economico, pur di trasmettere un messaggio di conoscenza e di riconoscenza per chi, prima di noi, ha contribuito a spianare il cammino sempre più avanti delle nuove generazioni; messaggio, però, poco recepito!
A quelli come me, ai miei fratelli, ad alcuni cari amici che intensamente nel tempo ti abbiamo frequentato e che con te abbiamo condiviso: empatia, affinità elettive, ascolto, confronto, la tua dipartita lascia una cocente nostalgia, la dura presa di coscienza del "limite", il rimpianto per la perdita di un "saggio"!
Marisa D'Auro, 5 ottobre 2014
A tutti i cittadini di Borrello desidero far giungere il mio commosso ringraziamento per l'affetto e la considerazione dimostrata ad Eugenio in ogni occasione, specialmente in questa.
La nostra casa, ora, è silenziosa e triste senza la Sua immancabile presenza e partecipazione ad ogni più piccolo evento, lieto o triste che fosse.
Il vuoto che ha lasciato è oceanico e spaventoso considerata la Sua cultura e la Sua sensibilità.
Una mente, la Sua, vivace e splendida ma nel contempo discreta e modesta.
La modestia, anzi, è stata la qualità che Lo ha sempre distinto e accompagnato.
Cari amici, ricordiamolo e prendiamone esempio.
Luciana Roma, 27 dicembre 2014
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