LE CONSEGUENZE DELLA MISERIA E DELL'OPPRESSIONE

(tratto da Borrello tra i vicini comuni della Val di Sangro di Eugenio Maranzano)

TORNA IL BRIGANTAGGIO ANCHE NELLA NOSTRA VALLE

Tante cose buone nel Regno di Napoli. Ma il Brigantaggio dava ancora fastidio.
Nella nostra Provincia.., il Colonnello Luigi Antonelli si mise di nuovo a scorrere la campagna. Questa volta, però, gli andò male. Fu preso e portato a Chieti dove entrò per la seconda volta, ma non trionfante. Fu costretto a cavalcare a rovescio un asino di cui teneva in mano la coda anziché le briglie. Sulle spalle gli avevano messo un cartello con la scritta “Ecco l’assassino Antonelli”. Non meno famoso era il brigante Sabatino Sabatini che con la sua banda aveva sede nella zona di Paglieta. Era audacissimo. Nel 1816 (l’anno successivo a quello della morte di Murat) fu preso dai Gendarmi in mezzo alla piazza di quel paese. Intervennero anche due Guardie rurali. Ma queste anziché aiutare i Gendarmi, difesero il brigante che così poté fuggire.
La lotta al Brigantaggio era stata affidata a un Generale francese di nome Manhés. È rimasto famoso nella storia per i metodi adottati. Fu feroce, inesorabile, violento. E se ne assunse tutta la responsabilità. Riuscì, però, a salvare il Regno da quella infestazione. Scrisse in proposito lo storico Pietro Colletta: “Io non vorrei essere stato il Generale Manhés; ma nemmeno vorrei che il Generale Manhés non fosse stato nel Regno nel 1809 e nel 1810. Fu per opera sua se questa pianta venefica del brigantaggio venne alla perfine sradicata”. E il Colletta non era certo amico, come è noto, di quel famoso Generale.
Il nome di Manhés ricorre anche nel registro dei morti del 1809 della nostra Parrocchia. Quello fu un anno di paura per Borrello a causa di tre morti violente.
Il 23 settembre Gaetano Caracciolo di Napoli, soldato di linea, di anni trentasei, era stato ucciso vicino al paese, al Pian del Verde, dai briganti. Dopo la “ricognizione del Sindaco” -si legge in quel Registro- fu “trasportato nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova e seppellito nella sepoltura comune”. L’atto è a firma dell’Arciprete Giustino Carosella.
Evidentemente a Borrello e nella zona erano dislocate truppe proprio per la lotta al brigantaggio. Del resto, due giorni dopo, il 25 settembre, il Borrellano Nicola Russo fu Pampilo e Domenica di Fiore, marito di Angiola di Francesco, di anni trenta, fu fucilato “per ordine del generale Manhés” e poi sepolto, ecc., ecc.. Tanto si legge nello stesso Registro. Era lui stesso brigante il giovane Nicola Russo o soltanto complice nell’uccisione del soldato napoletano? Era responsabile di connivenza o soltanto di omertà. O fu soltanto un dubbio, un sospetto a condurlo a morte? Il Generale Manhés ne era capace!
Già nel mese di maggio di quell’anno era accaduto un altro fattaccio.
Si legge infatti nel ripetuto registro: “Addì 23 maggio 1809 - Bartolomeo di Nunzio, marito di Rachela Spensa (?), figlio di Giuseppe e Maria Oddi, di anni trentasei, è morto nel Palazzo del Barone Mascitelli con essere stato ferito da un colpo di fucile nell’uscire da detto Palazzo, e siccome restò privo di sensi gli fu data da me sotto Arciprete, la benedizione e assoluzione sub condizione e dopo la ricognizione del Sindaco e del Signor Giudice di pace del Circondario di Villa Santa Maria, gli furono flitte solenni esequie, e finalmente dopo le ore ventiquattro di sua morte, secondo la legge fu seppellito nella sepoltura dei suoi antenati in presenza di Lonardo Spagnuolo e Domenico Palmiero”.
Bartolomeo di Nunzio era da tempo non soltanto Capo della Guardia del Comune di Borrello e in tale veste, quindi, anche responsabile della sicurezza del Barone, ma aveva, altresì, il ruolo di Erario (amministratore e esattore) del Barone stesso. Il mese di maggio gli era fatale. In quel mese del 1807 era già stato ferito da un colpo di fucile. Di questo tentato omicidio fu accusato E.E. che avrebbe agito per “inimicizia” addirittura su istigazione dello zio Arciprete E. L.. Furono arrestati entrambi.
Tanto si può rilevare dagli Atti della Regia Udienza di Chieti conservati presso l’Archivio di Stato di quella Città. Dagli Atti si rileva anche che, nel marzo del 1809, quel Tribunale respinse una richiesta di indulto avanzata da E.E. al quale fu, invece, accordato un mese di congedo a condizione “di non accedere” nel Comune di Borrello e di rimanere distante da questo almeno sei miglia “sotto pena di ducati trecento e di sua carcerazione”. La documentazione è incompleta e, quindi, non ho potuto accertare come finì la faccenda per lui e lo zio Arciprete. Certo è, però, che l’ultimo atto firmato da quel Sacerdote è del 13 maggio 1807.
Dunque si può dire che Bartolomeo di Nunzio era indubbiamente malviso. Più di un Borrellano, a quanto pare, per gli incarichi che aveva o per il modo in cui li espletava, ce l’aveva con lui -è il caso di dire- a morte.
Ma chi alla fine lo uccise? Non se ne conosce il nome. Tuttavia, il racconto tramandatosi a Borrello vuole che a sparargli sia stato, nientemeno, un monco. Si era... appostato tra le cataste di legna e di pietre allora abbondanti oltre le mura del paese (dove sorge adesso la villetta comunale). Con un solo braccio, ma col fucile ben piazzato e fermo in qualche modo e con una mira imperdonabile, colpì mortalmente il Capo della Guardia sulla soglia del portone d’ingresso del Palazzo, facendolo ruzzolare probabilmente sui tavoloni del ponte levatoio. Il monco -si racconta ancora- scomparve dal paese per altri lidi. Compì una vendetta personale o agì da killer?
E dire che in quanto a morti, quella deI 1809 era stata... un’annata buona. Soltanto dieci Borrellani erano deceduti di morte naturale. Allora, infatti, ogni anno se ne contavano molte diecine.



LA CARBONERIA - I CARBONARI DEI NOSTRI PAESI


L’altro fenomeno che il Governo di Murat dovette affrontare fu quello della nascente Carboneria. La Carboneria era una setta nata per reazione sotto il regime borbonico ed era una derivazione della Massoneria di cui adottò anche alcuni simboli. Si disse che mirava all’indipendenza dell’Italia, alla riforma della Chiesa e alla lotta contro la Monarchia. Alla fine, per la verità, braccati a un certo punto sia dai Borboni che dai Murattiani, non pochi dei suoi adepti confluirono nella Giovane Italia di Giuseppe Mazzini.
Si vuole che nascesse proprio in Abruzzo e che dal carbone prendesse il nome. Dal carbone che, acceso, purifica l’aria e tiene lontano le bestie feroci (ravvisabili in queste gli invasori, gli occupanti, i tiranni). Cava o Baracca si chiamava il luogo dove si riunivano e Vendite venivano dette le loro Associazioni e le riunioni che facevano. I Cugini (così si chiamavano tra loro i soci aderenti) delle Vendite adottavano particolari segni di riconoscimento: parole d’ordine, passi, mezze cartoline o pezzetti di legno tagliati irregolarmente (la metà di ognuno di quest’ultimi pezzi doveva combaciare con l’altra).
Vi fu un momento, però, in cui subì un notevole inquinamento. Vi si aggregò gente di ogni condizione sociale e di ogni risma. Infatti, fecero parte della Carboneria autentici facinorosi e non poche spie governative. Un bel giorno vi risultò iscritto lo stesso Re Ferdinando IV Ma l’intento, peraltro non molto nascosto, stante la forte contraddizione sul piano politico della sua partecipazione, era di apportare soltanto scompiglio e disordine.
La Regina Maria Carolina le fece nascere in contrapposizione un’altra Setta con l’aiuto del Capo della Polizia. Si trattava della Setta dei cosiddetti Calderari (o Caroliniana) che si estese anche nel nostro Abruzzo.
Ma la Carboneria e le sue Vendite si rigenerarono ed ebbero il sopravvento. Le Vendite, pur tra progetti a volte teorici e irrealizzabili, divennero numerosissime. Causarono più tardi vere e proprie sollevazioni in nome della Giovane Italia. Come accadde a Penne nel 1837 e all’Aquila nel 1841, contro Ferdinando di Borbone. In realtà, a parte questi episodi, in molte Province, compresa la nostra, il caos dominava in tutte le Vendite e difficilmente si poteva pensare a sollevazioni per la nascita di un Governo Repubblicano. (1)
L’elenco dei Carbonari della Provincia di Chieti contiene centinaia e centinaia di oini, appartenenti a tutti i ceti sociali. Preti compresi. Ritengo doveroso riportarne qui appresso i nomi e le rispettive cariche relativamente ai Comuni della nostra Comunità Montana. Gerarchicamente dipendevano dalla Vendita del Circondario di Lanciano (1):

QUADRI

  • VIZIOLI ISMAELE, di Quadri, abate curato, Dignitario, s’ignora il grado.
  • CALABRESE CONCEZIO, di Fallo, proprietario, Dignitario.
    N.B. In Quadri non vi fu vendita nel 1820, e perciò si ascrissero a quella di Pizzoferrato.


    ROIO

  • GALLUPPO ROCCO, di Roio, cancelliere comunale, 1° Assistente.
  • GALLUPPO ROCCO, di Roio, proprietario, Segretario.
  • PELLEGRINI VINCENZO, di Roio, arciprete, Gran Maestro.
  • LUCIANI DOMENICO, di Roio, proprietario, 2° Assistente.
  • FORNARI DOMENICO, di Roio, proprietario, Tesoriere.
  • DE LUCA GIUSEPPE, di Roio, proprietario, M. Terribile.
  • PELLEGRINI GIUSEPPE, di Roio, proprietario, M. Copritore.

    ROSELLO

  • D’AMATO ANGELANTONTO, di Rosello, medico, Gran Maestro.
  • D’AMATO DOMENICO, di Rosello, proprietario, M. Esperto.
  • D’AMATO LUCA, di Rosello, proprietario, M. Terribile.
  • DE LUCIA NICOLA FELICE, di Rosello, proprietario, 2° Assistente.
  • FORNARI FRANCESCO PAOLO, di Rosello, proprietario, Oratore.
  • FORNARI CLEMENTE, di Rosello, medico, 1° Assistente.
  • JANNAMICO CARAMUELE, di Rosello, proprietario, M. Segretario.
  • VIOLA LUDOVICO, di Rosello, proprietario, Tesoriere.
  • CARACINO FERDINANDO, di Rosello, proprietario, Copritore.
  • DE LUCIA RAFFAELE, di Rosello, effervescente e graduato.
    N.B. Il De Lucia non è stato né effervescente, né graduato.
  • FORNARI GIULIO CESARE, di Rosello, carbonaro Basso Dignitario, destituito Capo-Urbano, e supplente al Giudicato Regio di Villa, giusta risulta dagli informi del Gabinetto.

    GAMBERALE

  • BUCCI PASQUALE, di Gamberale, cancelliere comunale, Dignitario carbonaro nel 1820 e guardabollo e sigilli. Fu sotto Tenente de’ Legionari.
  • BUCCI MARCO, di Gamberale, proprietario, carbonaro Dignitario.
  • DI PIETRO SIlVESTRO, di Gamberale, proprietario, carbonaro, Dignitario.
  • DE JULIIS GIUSEPPE, di Gamberale, proprietario, 1° Assistente.
  • DE JULIIS VINCENZO, di Gamberale, proprietario, 2° Assistente.
  • TERRERI EMIDIO, di Gamberale, arciprete, Oratore.
  • DI PASQUALE TOLOMEO, di Gamberale, Vaticale proprietario, 2° Assist. aggiunto.

    MONTENERO

  • CROCE ONORATO, di Montenero, proprietario, Oratore. Tenente de’ Legionari.
  • CROCE FEDERICO, di Montenero, proprietario, carbonaro nel 1814 e 1820, quando fu 1° Assistente.
  • CAROZZA FEDELE, di Montenero, chirurgo, 2° Assistente.
  • COLETTI PIETRO, di Montenero, arciprete, Elemosiniere.
  • COLETTI LUIGI, di Montenero, proprietario, M. Terribile.
  • COLETTI EMIDIO, di Montenero, proprietario, M. di cerimonie.
  • COLETTI GIOVANNI, di Montenero, proprietario, Segretario.
  • DE THOMASIS GIACINTO, di Montenero, proprietario, G. Maestro.
  • DE THOMASIS GIANSAVERIO, di Montenero, proprietario, Oratore aggiunto. Capitano de’ Legionari.
  • DE THOMASIS RAFFAELE, di Montenero, proprietario, graduato Dignitario, s’ignora il grado che occupò. Giudice del Tribunale civile. Dimesso dietro scrutinio.
  • DE FRANCESCO SABINO, di Montenero, proprietario, graduato Dignitario.
  • DE LUCA GIUSEPPE, di Montenero, proprietario, Graduato.
  • GIALLUCA GIUSEPPE, di Montenero, decurione, Guardabollo.
  • GIALLUCA GIOELE, di Montenero, proprietario, Dignitario.
  • GIALLUCA BENIAMINO, di Montenero, proprietario, 2° Assistente aggiunto.
  • PERSIANI NICOLANTONIO, di Montenero, cancelliere comunale. Tesoriere.
  • PERSIANI TITO, di Montenero, proprietario, Tesoriere aggiunto.
  • PASQUARELLI TOMMASO, di Montenero, proprietario, Dignitario; s’ignora il grado che occupò.
  • DE THOMASIS TITO, di Montenero, proprietario, dignitario.

    PIZZOFERRATO

  • COCCIA MARCO, di Pizzoferrato, sacerdote, carbonaro Dignitario graduato. Maestro elemosiniere.
  • COCCIA PASQUALE, di Pizzoferrato, proprietario, Segretario.
  • MELOCCI NICOLA, di Pizzoferrato, proprietario. Gran Maestro.
  • TARANTINI GIANFILIPPO, di Pizzoferrato, proprietario, 2° assistente.
  • VIZIOLI ISMAELE, di Pizzoferrato, Abate di Quadri, 1° Assistente.
  • Di IORIO FRANCESCO, di Pizzoferrato, proprietario, Maestro Terribile
  • D’APRUZZIO NICASSIO, di Pizzoferrato, proprietario, Maestro.
  • PETROSINI GIUSEPPE, di Pizzoferrato, speziale e cancelliere comunale destituito, carbonaro estuante in Napoli.

    BORRELLO

  • CARUSO ANDREA, di Borrello, medico, Gran Maestro. Fu Capitano dei Legionari.
  • CAROSELLA GIUSTINO, di Borrello, arciprete, Dignitario, s’ignora il grado.
  • DI NARDO DIODATO, di Borrello, proprietario, Dignitario.
  • DE LUCA MARIANO, di Borrello, sacerdote, Guardabollo e sugelli.
  • DI NUNZIO RAFFAELE, di Borrello, proprietario, Maestro Esperto. Sottotenente
  • ELISIO GIOVANNI, di Borrello, proprietario, Oratore.
  • ELISIO BERARDINO, di Borrello, cancelliere comunale, 1° Assistente. Tenente
  • VECCHIARELLI VINCENZO, di Borrello, proprietario, 2° Assistente. Sotto Tenente
  • ANTONELLI ONOFRIO, di Borrello, Agrimensore, Graduato.
  • DI FIORE GAETANO DI LEONARDO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • ANTONELLI DOMENICO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • DI FIORE GAETANO DI DOMENICO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • MARIANI EMIDIO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • MARIANI DOMENICO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • D’ORFEO DOMENICO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • SIMONETTI DOMENICO, di Borrello, contadino, Graduato.
  • ZOCCHI EMIDIO, di Borrello, Falegname, contadino, Graduato.
  • ZOCCHI DOMENICO, di Borrello, sarto, idem.
  • ZOCCHI GAETANO, di Borrello, proprietario, idem.
  • ZOCCHI DOMENICANTONIO, di Borrello, contadino, idem.
  • CARUSO VINCENZO, di Borrello, proprietario, Maestro Patrino.
  • DE LUCA PIETRO, di Borrello, proprietario, Maestro di cerimonie.
  • DI FRANCESCO DOMENICO, di Borrello, muratore, Maestro Terribile.

    CIVITALUPARELLA

  • DE LAURENTIIS PANFILO, di Civitaluparella, arciprete, Gran Maestro.
  • MARCOVECCHIO FELICE, di Civitaluparella, proprietario, Oratore.
  • DI CICCO TADDEO, di Civitaluparella, proprietario, 1° Assistente.
  • CIARICO ANIELLO, di Civitaluparella, proprietario, 2° Assistente.
  • DI NANNO GIOVANNI, di Civitaluparella, proprietario, Tesoriere.

    FALLO

  • DE LOLLIS NICOLA, di Fallo, medico, Gran Maestro. Fu Capitano dei Legionari.
  • DE LOLLIS MICHELE, di Fallo, proprietario, 1° Assistente.
  • DE LOLLIS DOMENICO DI BIASE, proprietario, Segretario. Tenente de’ Legionari.
  • D’AMICO DOMENICO, di Fallo, proprietario, Cassiere. Sotto Tenente
  • DE LOLLIS EMIDIO, di Fallo, proprietario, 2° Assistente.
  • D’AMICO GIACOMO, di Fallo, proprietario, Oratore.
  • MONACELLI GIUSEPPE, di Fallo, proprietario, Guardabollo e Sugelli.
  • D’AMICO VINCENZO, di Fallo, proprietario, Graduato.

    Come si vede, Borrello annoverava il più alto numero di Carbonari, ventitre, seguito da Montenerodomo con diciannove.
    La Vendita di Borrello aveva anche il più alto numero di contadini, nove su ventitre “cugini”, mentre Rosello il più alto di medici, due su undici adepti. Borrello e Pizzoferrato avevano poi il più alto numero di Preti, due a fronte, rispettivamente, di ventitre e otto associati.


    (1) Cfr. B. Costantini in I MOTI D’ABRUZZO, DAL 1798 AL 1860 E IL CLERO.

  • Per commentare fai prima il login. Se non sei ancora registrato puoi farlo adesso cliccando qui.



    borrellosite è ideato, realizzato e diretto da Mario Di Nunzio