I circoli di trattenimento di Borrello
di Riccardo D'Auro


Nel mio libro “Tornano le Rondini – Memoria della Ricostruzione in Abruzzo” parlando della “riconquista” graduale del progresso sociale, ho accennato ai circoli di trattenimento presenti a Borrello, dalla seconda metà del 1800 all’istituzione dell’O.N.D. (l’Opera Nazionale Dopolavoro), che nel 1925 determinò l’assorbimento delle associazioni ricreative, sportive ed educative esistenti.
La prima a sorgere fu la “Casina di Trattenimento Unione e Concordia”, subito dopo l’Unità d’Italia ad opera del notabilato dell’epoca, di estrazione liberale, che per la realizzazione del grande evento penò non poco. Si trattava di un sodalizio, presente in tutte le località, degli appartenenti alla classe più elevata che si riuniva per conversare, leggere e commentare il giornale, discutere di iniziative di interesse della comunità e anche per distendere lo spirito con una partita a carte. Il nome Unione e Concordia ci suggerisce la volontà dei soci fondatori di agire secondo tali principi per rinsaldare i vincoli di fraternità con il popolo, che nei torbidi del 1799 e del 1860, a causa della sua arretratezza politico-sociale aveva avversato la loro classe fautrice del cambiamento.
Da un prezioso carteggio rinvenuto tra i pochi documenti di famiglia salvatisi dagli eventi bellici, riguardante la gestione della casina in questione, si scopre che tre componenti della famiglia D’Auro, appartenenti ad altrettante generazioni, ne furono i Segretari dalla nascita fino alla soppressione: il bisnonno, il nonno e lo zio di chi scrive. Sono tre documenti dai quali risultano i nomi di vari soci. Il primo è un Elenco di mandati dell’anno 1868 emessi dal Tesoriere Alfonso Palmieri e controfirmato dalla Commissione, composta dal Presidente Domenico Carusi, dal socio Innocenzo Spagnuolo e dal Segretario Diamante D’Auro (forse Sindaco in carica in quanto eletto nel 1866 a soli 23 anni). Figurando tra le spese l’acquisto del mobilio di arredamento del locale, si può desumere che la casina era di recente costituzione. Il secondo è il “Preventivo della spesa e rinnovamento dell’obbligo per l’anno 1899” firmato dal Presidente Riccardo D’Auro e dai Soci: Di Nardo Anselmo, Spagnuolo Innocenzo, Spagnuolo Antonino, Spagnuolo Francesco, Palmieri Vincenzo di Marco, Palmieri Vincenzo e Alfonso di Carmine, Elisio Giovanni. Tra le spese si riscontra l’abbonamento al settimanale letterario il “Fanfulla”. Il terzo documento, infine, riguarda il Quaderno di Gestione, tenuto dal Segretario Scipione D’Auro dall’agosto 1926 al 27 settembre 1929. I Soci erano: Giocondo Di Nardo, Ernesto Maranzano, Tommaso e Diomede Simonetti, Beviglia Americo, Emilio e Giuseppe, Arciprete Di Luca Amilcare ed il fratello Tito, Nicolò Memmo e Italo D’Auro. Si legge, inoltre, che la sede della casina, fino al 31ottobre 1925, era nella casa del socio Carmine Palmieri fu Alfonso. Successivamente, e fino al 31 agosto 1928, nell’ex Municipio. Dal 1° settembre 1928 al 27 settembre 1929 in un locale dell’ex casa dei Fratelli Beviglia sita in via dell’Orologio.
I predetti documenti ci hanno fatto conoscere molti dei rispettabili soci che fecero parte del circolo di trattenimento più antico di Borrello. Un lungo periodo durante il quale si verificarono numerosi importanti eventi della storia della Nazione e della nostra comunità: la formazione dell’Italia come grande Stato europeo, le conquiste coloniali, la Grande guerra e la nascita del Fascismo. Eventi che furono seguiti con grande attenzione, ammirazione ed entusiasmo dai soci, quasi tutti di estrazione nazionalista, e, in qualche caso, anche con dissenso per talune scelte. I candidati più autorevoli del Collegio uninominale di Gessopalena, a cui apparteneva Borrello, in occasione delle competizioni elettorali si rivolsero sempre per l’appoggio a questi nostri emeriti concittadini, seguendo in cambio, con grande interesse, quanto essi avevano chiesto per lo sviluppo della comunità. Cito, per esempio, la realizzazione della nostra strada di collegamento con la fondovalle, opera che in graduatoria avrebbe dovuto seguire la costruzione di altri tronchi.
Per quel circolo erano passati le idee ed i progetti delle importanti opere di urbanizzazione del paese realizzate in seguito al forte sviluppo edilizio, connesso in gran parte alle rimesse degli emigrati: la sistemazione di Piazza Risorgimento e delle strade adiacenti, la nuova sede del Comune ed il Monumento ai Caduti e più in là l’acquedotto e l’illuminazione pubblica. Tutto ciò era dovuto alla discussione preventiva dei lavori, alla collaborazione competente e spassionata di alcuni soci appartenenti all’amministrazione della cosa pubblica, primo fra tutti il Cavaliere Ufficiale Vincenzo Palmieri Sindaco da lunga data e primo Podestà, dal 1926 alla morte avvenuta a dicembre 1927.

La “Casina Unione e Concordia” continuò la sua funzione istituzionale per circa un anno dopo la fondazione del Dopolavoro, avvenuta alla fine del 1928, in cui confluirono i soci degli altri tre circoli presenti a Borrello. Il Quaderno di gestione, infatti, riporta la data di chiusura al 27 settembre 1929. Probabilmente l’Autorità costituita non intese tollerare più una situazione in antitesi con le disposizioni del Regime, anche se i soci avevano preso la tessera del Dopolavoro. A toglierla dall’impaccio fu la pretestuosa destituzione da membri del 1° Comitato della II^ Befana Fascista, per diversità di vedute, dei signori Scipione D’Auro e del Dottor Nicolò Memmo rispettivamente Segretario e socio della Casina. Il provvedimento fu emesso il 4 gennaio 1929 dal sig. Antonio Evangelista, Segretario Politico, nonché Commissario Prefettizio e Presidente dell’O.N.D.. Una decisione studiata durante un lungo silenzio tollerante, essendo stata autorizzata la fondazione del Circolo Paolucci in regime di scioglimento degli altri. Il provvedimento fu contro dedotto energicamente dal D’Auro, che rifiutò contestualmente la tessera del Dopolavoro per il 1929, un gesto che all’epoca poteva comportare delle conseguenze. Infatti, quando il fatto sembrava sopito, seguì l’ordinanza, datata 24 settembre 1929, che intimava la consegna entro due giorni, a norma dell’art. 214 di Pubblica Sicurezza, dell’atto costitutivo della Casina, dello statuto, dell’elenco nominativo delle cariche e dei soci. Egli il 26 trasmise al Podestà, e per notizia al Prefetto, un memoriale in cui pose in risalto la finalità prettamente ricreativa dell’istituzione, i principi morali, l’integrità ed il patriottismo dei soci durante 62 anni di esistenza del sodalizio, e non meno la loro fede politica in linea con i tempi. Ma il 17 novembre al Segretario, convocato dai Carabinieri, furono ingiunti lo sgombero e la chiusura immediati del locale in cui era ospitato il sodalizio. Il Brigadiere richiesto con insistenza di una notifica per iscritto del provvedimento, si rifiutò dicendo che aveva solo mandato di provvedere, anche con la forza, alla chiusura. A mezza bocca si decise a leggere qualche riga di un foglio in cui si affermava che l’azione era intesa a reprimere “l’attività antifascista della casina costituita da elementi sovversivi, pericolosi per l’ordine pubblico” . Ciò risulta dall’esposto dei Soci, che non si conosce se sia stato inoltrato, o meno, all’on. Ministro degli Affari Interni. Una grave menzogna, un bieco artifizio architettato contro persone di indubbie qualità morali, culturali e professionali, riconosciute non solo a livello locale, colpevoli, forse, di non condividere la gestione politico-amministrativa del Comune.
Il Segretario politico ed il Direttorio del Fascio disposero, inoltre, il ritiro della tessera del P. N. F., non solo al Gestore della Casina Scipione D’Auro, ma anche al suo genitore Riccardo e al fratello Mario, quest’ultimo resosi colpevole di una sdegnosa protesta.
Ben presto, però, di fronte alla forte reazione personale dei colpiti e all’opinione pubblica, quella “brava gente” fu costretta a riconsegnare le tessere che baldanzosamente avevano ritirato.
La “Casina” continuò a vivere presso l’abitazione di Don Riccardo D’Auro aperta agli Amici fino alla sua morte avvenuta ai primi di agosto del 1940.

Da un documento pubblicato di recente si evince che il Commissario Prefettizio, cominciò a vedere nemici, una specie di caccia alle streghe, subito dopo l’inizio del suo mandato (dicembre 1927). Informava, infatti, il Prefetto di una situazione turbolenta esistente in paese “…da più tempo diviso in parecchi gruppi per partigianeria locale” e concludeva compiacendosi di essere riuscito “…a calmare i partiti, a spegnere ogni fiamma di avversione, conciliati diverbi, pacificati gli odi personali, riuniti i tre Circoli, che chi più chi meno, erano covi di incitamento, in un solo sodalizio…l’O.N.D…”.
Non risulta, però, che a Borrello, soprattutto durante la dittatura, si sia potuta verificare una situazione del genere, si ritiene, pertanto, che quelle dichiarazioni non siano altro che il frutto di un’esaltazione dei propri meriti.
La mania di perseguitare raggiunse l’apice, nel 1931, con una denuncia che poteva avere delle gravi conseguenze penali per due pacifici concittadini. Il fatto è descritto da Antonino Di Luca nel suo libro “I FIGLI DELLA GUERRA”. Il padre, Grande invalido di guerra e Fiduciario della locale Sezione Mutilati e Invalidi di Guerra, fu deferito alla superiore autorità provinciale del regime per aver cercato di scagionare un socio, un po’ alticcio, che aveva pronunciato frasi offensive contro Mussolini ed il Fascismo.
Sul paese piombò uno stato di polizia e di sospetti che turbò non poco la cittadinanza. Le vittime, che nel dopoguerra avrebbero potuto quanto meno far subire ai colpevoli un processo di epurazione, si dimostrarono per quel che erano, cioè persone dabbene e di grande levatura morale.

Il padre di chi scrive negli Anni ’70 fece ricerca, presso la Questura e l’Archivio di Stato di Chieti, del carteggio della incresciosa vicenda descritta. Ma fu inutile. Ne sortì, però, la scoperta dei dati relativi a ben quattro altri circoli ricreativi sorti successivamente a Borrello: il “Circolo Operaio” e il “Circolo Risorgimento”, nati rispettivamente nel settembre del 1883 e nel marzo del 1909; il “Circolo Raffaele Paolucci” (celebre Chirurgo, Medaglia d’Oro e Parlamentare) costituito negli ultimi mesi del 1927. Gli atti dello SPORT CLUB “Forti e Gentili” , infine, destarono grande interesse nel ricercatore essendone stato il Segretario e uno dei soci fondatori. Nacque negli anni 1920/21 per iniziativa dei figli del Pastore piemontese Bert, titolare della Chiesa Evangelica Valdese di Borrello, che insegnarono ai loro amici molte delle discipline sportive da loro praticate, tra le quali il nuoto nel fiume e nel Verde.
Il sig. Domenico Di Luca, autorevole memoria storica del paese, ha ricordato che la sede originaria del primo dei tre circoli suddetti si trovava in viale Argentina, nel fabbricato poi acquistato dal sig. Nicola Calabrese, mentre quella del secondo era in via dell’Orologio in una delle case dei Fratelli Palmieri. L’ultimo venne allogato nel vecchio Municipio, in un locale separato da quello occupato dalla Casina.

La presenza delle istituzioni sopra menzionate testimoniano la volontà di aggregazione delle classi sociali di Borrello nel tempo e, soprattutto, l’evoluzione delle condizioni generali, un progresso dovuto ai grandi movimenti politico-sociali e del lavoro di fine ‘800 e all’emigrazione. All’antico circolo dei maggiorenti del paese si affiancarono, man mano, gli operai, gli artieri e i piccoli possidenti (acquirenti, questi ultimi, coi frutti dell’emigrazione, delle vecchie proprietà baronali) e i combattenti. Erano delle vere e proprie associazioni di categoria ispirate da quelle tanto diffuse all’estero dove al trattenimento ricreativo si affiancavano dibattiti e discussioni su temi del lavoro e delle varie attività dei soci. Nel Circolo Paolucci erano confluiti i Combattenti, una classe delusa dai mancati riconoscimenti per anni di guerra e di duri sacrifici sostenuti. Erano rimasti scontentati anche dal Fascismo in cui avevano fermamente creduto, perché intento alla soluzione della grave problematica generale che affliggeva il Paese.
Il Fascismo non tollerò a lungo circoli ed associazioni varie, che vennero tutti inglobati nell’Opera Nazionale Dopolavoro.

Dicembre 2008 / Marzo 2009


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