I CENTENARI
di Riccardo D'Auro


Il prossimo 20 febbraio la signora Desdemona Casarano Palmieri celebrerà il suo centesimo anno di vita, un avvenimento eccezionale, ma non troppo, avendo ormai ben sette anziani varcato a Borrello detta soglia negli ultimi anni e alla quale si approssimano molti ultranovantenni.
Auguri vivissimi, Signora, e congratulazioni, anche ai tuoi familiari, che hanno contribuito con amore a farti raggiungere questa venerabile età nel pieno delle tue capacità mentali. Una memoria definita, a ragione, “storica”, una fonte inesauribile di ricordi alla quale chi scrive ricorre sovente per conoscere di più il passato.
Non è solo un segno di gratitudine e di amicizia, il mio, ma anche un riconoscimento alla sua esistenza laboriosa, dedicata col compianto marito a molte faticose attività, anche umanitarie, e alla formazione di una famiglia modello. Una scuola di vita, la sua, impartitale dalla nonna materna, che le aveva fatto da madre, persa da piccola, e per l’assenza del genitore emigrato.

Lo scritto mi dà l’occasione di ricordare anche gli altri vegliardi compaesani, a partire dalla decana, che vive nel Veneto, Gilda Casciato in Borghetti di 108 anni. Seguono: Domenica Palmieri in Di Renzo di 104, Maria Di Nardo in Annecchini di 103, Croce Vincenzo di 102; gli altri due, deceduti da qualche anno, Maria Palmieri in De Francesco e Guerino Tiberio.
Gran merito di questo primato, un vero record in rapporto alla popolazione residente, credo si debba attribuire alle condizioni ambientali: il clima e la tranquillità e, naturalmente, alle cure e alle attenzioni della famiglia. Nonché della Casa di Riposo, onore e vanto dell’impareggiabile Don Giampiero Lapenna, coadiuvato da un personale premuroso e qualificato, in cui la socialità ha un valore determinante nella vita dei molti ospiti.
I tempi, in verità, sono cambiati ma a Borrello, a memoria d’uomo non v’è ricordo di centenari. Soltanto due giunsero alle soglie del secolo: Giuseppe Palmieri di Marco e Cesare di Luca di Mosè, che furono impediti da motivi contingenti. Il primo, sordo, morì sotto le macerie della propria casa nel 1943, un orribile evento che colpì altri tre vecchi sfortunati che vivevano soli.
Allora gli anziani, pur godendo, rispetto ad oggi, la consolazione della vita patriarcale in famiglia, erano meno longevi. La maggioranza aveva affrontato, sin da bambini, una vita molto disagiata, taluni nella mera indigenza. Inoltre, a minare il fisico degli uomini contribuivano il lavoro pesante della terra, quasi sempre ingrata, le carestie, i sacrifici fatti nelle miniere e da emigrati, in genere, lunghe guerre spesso seguite dalla prigionia, durante le quali molti pregavano la morte liberatrice. Naturalmente tutto questo si ripercuoteva sulle famiglie, sulle donne, che dovevano allevare i figli senza poter dare loro il necessario per la crescita. Le condizioni predette, quindi, determinarono solo sopravvivenza ai durissimi tempi passati, che influirono fortemente sulla durata della vita.

Questa riflessione, essendo mutati i tempi, ci induce a credere che con il passare degli anni il traguardo del secolo sarà ampiamente sorpassato dalle generazioni future. E’ il nostro auspicio mentre auguriamo ancora lunga vita ai nostri CENTENARI.

Febbraio 2013


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