A LA MADONNE
di Riccardo D'Auro


Alla luce dell’interessante commento relativo al Quadro del Pellegrinaggio dello studioso intervenuto a Borrello, pochi mesi dopo questo mio saggio, in occasione del convegno dedicato alle ricerche storico-archeologiche nel territorio, ritengo, anche per l’osservazione di qualche amico, di tornare sul presente scritto. Procederò alle opportune integrazioni, che certamente non sfuggiranno al lettore.

Come tradizione vuole anche quest’anno una “compagnia” di pellegrini di Borrello è andata a piedi al Santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino. Oltre quindici persone, tra le quali quattro donne, guidate dall’anziano, ma ancora forte, alpino Domenico Nelli. Nel 1949, poco più che un ragazzo, la madre lo volle con sé ed il fratello più piccolo che vestiva un saio per una grazia ricevuta.
La nostra comunità è particolarmente devota alla Madre di Cristo che apparve ad un vecchietto, seduta su un albero e col Bambino sulle ginocchia, nel luogo dove è sorta la chiesa resa celebre dalla straordinaria penna di Gabriele D’Annunzio. Tra le statue dei nostri Santi ve ne è una molto bella a Lei dedicata, che ricorda l’evento.
In onore della Vergine viene compiuto il suddetto pellegrinaggio, una tradizione che risale a tempi remotissimi e interrotta, per ovvi motivi contingenti, soltanto nel 1944. Negli anni seguenti la partecipazione dei fedeli fu molto numerosa: chi per sciogliere un voto, chi per ringraziare la Madonna di avergli salvata la vita e dato, a lui e alla propria famiglia, il sostegno durante la faticosa e difficile opera della rinascita. Quasi tutte le comunità colpite dalla furia tedesca compivano questo grande rito penitenziale a piedi, un viaggio che durava, tra andata e ritorno, gran parte della settimana. Vi partecipavano uomini e donne di tutte le età, i giovani per cogliere l’occasione di vivere qualche giorno insieme alla fidanzata ed ai suoi familiari, per dare una prova di amore e di capacità per la formazione della futura famiglia.
Una grazia ricevuta giustificava l’espressione “andare scalzo alla Madonna” , usata anche come monito quando si scampava un qualsiasi pericolo: “tu avissa je scalze a la Madonne!” .

La partenza da Borrello avviene, da sempre, la mattina del 9 giugno, dopo l’ascolto della Messa e la consegna del “Quadro del Pellegrinaggio”, una vetusta tela di un certo pregio pittorico. Al suono delle campane i pellegrini sono accompagnati per un breve tratto di strada al canto di “evviva Maria e chi la creò”, che verrà innalzato spesso lungo il faticoso percorso e soprattutto durante l’attraversamento dei centri abitati.

Il racconto passa ora a Domenico, conoscitore esperto del percorso, avendo guidato negli ultimi anni numerose comitive.
“Si raggiunge la frazione San Martino per la mulattiera di Pilo (quella più breve per le Coste Fosche è da tempo impercorribile a causa di una grande frana). Si prosegue, con un percorso quasi tutto su strada rotabile, per la stazione di Villa - Colledimezzo - la Crocetta - San Giovanni - Tornareccio, giungendo a sera al convento di San Pasquale, nei pressi di Atessa, dove si pernotta non senza essersi ristorati con un pasto caldo offerto negli ultimi tempi dai volonterosi giovani della nostra Protezione civile. All’alba si riparte, transitando per Atessa e la valle dell’Osente, con un percorso misto di strade rotabili e scorciatoie, fino a raggiungere Casabordino. Da qui, verso sera, i pochi chilometri mancanti per arrivare al sobborgo di Madonna dei Miracoli appaiono interminabili.
I frati della Chiesa accolgono con particolare entusiasmo il Pellegrinaggio di Borrello, un paese così lontano che mantiene inalterata una tradizione, ormai prossima all’estinzione. I pellegrinaggi, dicono, anche provenienti dai paesi vicini, oggidì giungono con le corriere. Un apprezzamento già espresso dalla gente dei luoghi attraversati, accorsa con il volto sorridente sugli usci delle case per offrire qualcosa per alleviare la fatica dei pellegrini. In un posto il loro passaggio veniva salutato dai rintocchi festosi della campanella di una chiesetta, una volta molto attiva in queste occasioni. E’ questa una dimostrazione reciproca di fede alquanto rara in un’epoca di forti contrasti spirituali.
La notte si trascorre nel Santuario e all’addiaccio, un sacrificio che per la stanchezza si avverte poco. E’ una veglia di preghiera, di preparazione alla giornata di intensa religiosità dedicata da migliaia di persone, provenienti non solo dall’Abruzzo, alla Madonna dei Miracoli. Al mattino il ricongiungimento tra i pellegrini e quelli giunti in autobus, con i quali si effettuerà il viaggio di ritorno a casa, non è semplice: il Quadro, alzato più volte, permette di localizzare il punto d’incontro”. La roccaforte dei Borrello, posta dall’autore in basso alla sacra tela, serviva per l'identificazione del paese di appartenenza.

Il ritorno del Pellegrinaggio a Borrello, dopo la tradizionale breve sosta di preghiera a San Martino, al termine della quale i generosi abitanti offrono un rinfresco, avviene nel tardo pomeriggio, vigilia delle Feste patronali. La popolazione in attesa, con due quadri incorniciati che riproducono le statue della Madonna dei Miracoli e di Sant’Antonio di Padova, accoglie i pellegrini alle porte del paese con lo sparo e la banda per proseguire in processione verso la chiesa per la celebrazione della Messa in onore della Vergine. L’incedere lento permette a molti di alternarsi, con l’offerta di un obolo, per portare la sacra effige che, passo dopo passo, tra preghiere ed il canto di “evviva Maria”, giunge al sagrato della chiesa. In passato, con il Quadro rivolto verso i fedeli, lì si svolgeva una vera e propria asta, comune anche a quello del Patrono, per il suo rientro in Chiesa. Era uno spettacolo poco edificante che dava al maggiore offerente anche il diritto di portare a casa il quadro incorniciato avanti citato. Ciascun rilancio, annunciato sonoramente dal banditore, veniva sottolineato dai fedeli col canto dell’inno che osannava la bellezza della Vergine superiore a quella del sole, della luna e delle stelle che “… non son belle al pari di te…”. Raggiunta l’offerta massima il Quadro, rigirato, veniva dal vincitore rientrato in Chiesa.
Anche questo atto finale, ovvero la rotazione, era fatta oggetto del detto popolare “z’è rggiriete le quadre” usato per la fine perentoria di qualche cosa: un’azione, un ragionamento, o altro. Da qualche anno questo rito è stato smesso perché le offerte vengono fatte al Parroco e gli importi restano sconosciuti.

L’indomani, 12 giugno, si festeggia la Madonna ed il 13 il Patrono. In entrambi i giorni oltre alle statue vengono portate in processione i Quadri portati dai loro proprietari, che li accoglieranno nei propri domicili il pomeriggio conclusivo, accompagnati dalla banda e da un corteo ai quali vengono offerti dei ricchi buffet.

La rievocazione di questa antica tradizione di recarsi a piedi, per devozione, al Santuario della Madonna dei Miracoli non l’ho fatta per il racconto in sé del lungo e faticoso tragitto (oltre 50 chilometri), bensì per rimarcare la sopravvivenza, oggigiorno, della tradizione stessa. La notevole partecipazione dei giovani, inoltre, mi fa credere che essa si prolungherà ancora nel tempo.


Pescara, Luglio 2012/ Settembre 2013


Per commentare fai prima il login. Se non sei ancora registrato puoi farlo adesso cliccando qui.



borrellosite è ideato, realizzato e diretto da Mario Di Nunzio