Che ne sarà dell’Asilo Infantile di Borrello?
di Riccardo D'Auro


Con la fine di giugno del 2009 le Suore Battistine, che hanno retto dal 1958 l’Asilo “Giulia e Domenico De Nillo” di Borrello lo hanno abbandonato a causa del ridottissimo numero delle nascite annuali. Un fenomeno irreversibile, questo, che da molti anni va sempre più accentuandosi nel paese. Una decisione che penalizza pesantemente ancora una volta i bambini, vittime della soppressione della Scuola Media, della riduzione delle classi di quella Elementare ed ora della soppressione di quella dell’Infanzia. La comunità andrebbe così a perdere un’importante istituzione che da quasi un secolo, fatte salve le parentesi causate da forza maggiore, le ha dato onore e vanto.
Pertanto, è auspicabile che l’Amministrazione comunale faccia tutto il possibile perché l’asilo venga riaperto magari unendo le proprie forze, soprattutto umane, a quelle dei comuni limitrofi. Una forma di collaborazione, questa, oggi suggerita per la sopravvivenza amministrativa delle piccole comunità.

L’occasione mi offre il destro di ricordare come la prestigiosa istituzione sia stata tenuta in grande considerazione da parte di tutti gli Amministratori e dei componenti dei vari Comitati dell’E.C.A. succedutisi nel tempo.
Mio padre ha scritto che il nostro, sorto nel 1915, fu il primo ed unico asilo d’infanzia della zona. Si ottenne per volontà dell’Amministrazione capeggiata dal Cavalier Vincenzo Palmieri. Erano quelli “tempi calamitosi”, si viveva in piena guerra mondiale e lo scopo principale fu quello di poter dare assistenza ai figli dei Combattenti. La lapide, fatta apporre dall’Ente Comunale di Assistenza nel 1958 nell’atrio dell’edificio per celebrarne la ricostruzione, ricorda che la nobile iniziativa di dotare il paese di una scuola dell’infanzia fu presa dalla soppressa Congrega di Carità e che fu chiusa nel 1921 per motivi logistici. Il marmo ricorda che l’asilo venne riaperto dopo oltre un quindicennio per merito del munifico concittadino Cavaliere Notaio Domenico De Nillo, il quale, in memoria dell’amata consorte N. D. Giulia Zuccarini, fece dono al suddetto Ente della propria “magione avita” per dare conveniente e permanente sede all’Asilo Infantile di Borrello.
Correva l’anno 1936 quando l’illustre benefattore pose mano alla ristrutturazione ed alle opportune modifiche della grande casa per il suo adattamento allo scopo, consegnandola nel 1938 al Comune completa di tutto l’arredamento. A gestire l’ammirevole opera, che insieme ad altre costituiva il fiore all’occhiello della comunità, furono chiamate le Suore della Divina Provvidenza. L’operato di queste religiose fu tenuto in grande considerazione. Oltre ai bambini, anche le ragazze si giovarono del loro insegnamento frequentando numerose la scuola di taglio, di ricamo e di altre attività di economia domestica. Non solo, perché alcune di esse, infervorate dall’esempio e dalla fede, entrarono nell’Ordine di appartenenza delle religiose prendendo i voti.
Purtroppo la pregevole fondazione ebbe vita breve, appena un quinquennio e sparì nel vortice impetuoso degli eventi bellici del novembre del 1943. Le benemerite Suore furono costrette a far ritorno alla Casa Madre soltanto con gli abiti che avevano addosso. Il Benefattore, intanto, si era ricongiunto alla sua amata Consorte, in tempo per non essere colpito dal dolore della perdita dell’importante opera che aveva creato.

Ma che cosa determinò, nel 1921, la chiusura dell’asilo originario? Qualche particolare emerge dalla lettera circolare del 1929, sottoscritta da un Comitato, che il Comune inviò ai concittadini residenti nelle Americhe, per invitarli a contribuire all’integrazione della somma di lire 40.000 prevista per far fronte ai lavori di riparazione ed adattamento occorrenti per far tornare nel fabbricato la sede dell’asilo. Copia della stessa si trova nel mio libro “La speranza nell’ignoto – Pagine sull’emigrazione da Borrello verso il Nuovo Mondo” . Si trattava del fabbricato di proprietà comunale annesso all’ex castello baronale, che utilizzava il terrazzo di copertura di casa Alloggia, allora di due piani, destinato ai giuochi dei bambini e di cui il proprietario pretese la restituzione. Io ritengo che per la chiusura fu determinante, soprattutto, la ripresa dei lavori di trasformazione del complesso immobiliare del Comune, che erano stati sospesi nel 1915 a causa della guerra. A gestirlo, allora, erano state pure le Suore, delle quali non si conosce l’Ordine di appartenenza, che dopo circa cinque anni furono costrette a ripartire.
Del fabbricato in questione venne utilizzato, dal ’20 al ’22, il piano a livello di Piazza Risorgimento dalla Cooperativa per il commercio dei generi alimentari, che era stata istituita per poter combattere i tempi duri e burrascosi del dopoguerra. Fu presieduta, a puro titolo onorifico, dal Professor Tommaso Simonetti, che chiamò il giovane nipote Mario, il padre di chi scrive, a collaborare, pure gratuitamente, all’espletamento delle complicate operazioni di chiusura dell’attività. Il fabbricato viene da allora chiamato dagli anziani “la cooperativa” .
Dal 1924, data di inaugurazione del complesso municipale, il piano suddetto e quello sovrastante vennero destinati ad accogliere le prime tre classi della scuola elementare, mentre le rimanenti si trovavano, sin dalla loro istituzione avvenuta all’inizio del secolo, nell’edificio scolastico di Piazza Plebiscito. Furono trasferite quando il fabbricato, all’inizio degli anni ’30, fu danneggiato dalla frana che stava interessando gran parte del paese antico. Con l’occupazione di due locali del piano rialzato del palazzo municipale la Scuola elementare si ritrovò riunita.
Nel 1943 anche il complesso municipale subì ingenti danni per cui la scuola, fino a ricostruzione avvenuta nel 1946, trovò una sistemazione provvisoria a “Casa Grande”. Nello stesso anno venne riaperta anche la scuola dell’infanzia in una parte dei locali che aveva occupato fino al 1920. Fu gestita dall’E.C.A, avvalendosi inizialmente dell’operato di giovani insegnanti locali. Le Autorità risolsero, così, il grave problema dell’imbarbarimento dei bambini dovuto all’effetto della guerra.

Trascorsero circa dieci anni per la rinascita del nuovo Asilo Infantile “Giulia e Domenico De Nillo” nella zona di espansione dell’abitato, accanto all’Edificio Scolastico, due opere imponenti che hanno aumentato l’importanza del paese in fatto di opere pubbliche. L’opera, comprensiva dell’arredamento, fu realizzata a totale carico dello Stato quando si era già persa la speranza, tanto che un Comitato di cittadini aveva preso l’iniziativa di raccogliere fondi, coinvolgendo anche i residenti all’estero, per la ricostruzione diretta dell’opera. Di ciò ho parlato nel mio libro “Tornano le rondini – Memoria sulla ricostruzione in Abruzzo” .

Questa è la storia dell’esistenza, direi alquanto travagliata, della nobile istituzione che ha educato migliaia di bambini di Borrello. Nel corso dei circa 84 anni di vita, senza considerare i tre anni di interruzione dovuti agli eventi bellici, la scuola dell’infanzia non ha funzionato dal 1921 al 1938. Una lunga pausa durante la quale i bambini furono indottrinati nel primo stadio dell’educazione marziale della GIL: “i Figli della lupa” . Un nuovo corso che portò man mano la gioventù ad inebriarsi del clima della guerra, che incredibilmente raggiunse anche le nostre zone tranquille. Molte furono le classi coinvolte, le quali da quella disciplina trassero soltanto l’insegnamento per affrontare le amare conseguenze degli anni difficili che seguirono.

Non vorremmo, ora, che si ripetesse quell’amara esperienza. L’Asilo Infantile “Giulia e Domenico De Nillo” dovrà vivere, comunque, secondo i principi che ispirarono il Benefattore alla sua fondazione. E’ questo l’auspicio di uno dei tanti che non ebbe la fortuna di poterlo frequentare durante quella lunga parentesi di inattività ora ricordata.

Luglio 2009


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