RICERCHE STORICO-ARCHEOLOGICHE A BORRELLO

di Riccardo D'Auro


Il 29 settembre scorso il Prof. Giuseppe Grossi dell’Università di Chieti, con il supporto di un giovane laureando del proprio corso, ha esposto davanti ad un pubblico numeroso il risultato delle ricerche storico-archeologiche da lui esperite nel territorio di Borrello negli anni 2011/2012. E’ stato doveroso da parte dell’Amministrazione comunale affidargli questo studio, essendo stati rinvenuti negli ultimi decenni, in alcune aree del tenimento, reperti ritenuti di un certo interesse dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo. Le ricognizioni hanno purtroppo portato a giudizi generici, più concreti quelli sugli antichi insediamenti dei colli San Matteo e San Giovanni, che andrebbero approfonditi con indagini opportune, il cui costo, però, sarebbe molto dispendioso.
Inoltre, è recente l’annuncio della scoperta nel bosco del Montalto di resti di costruzioni sannite, fatta da alcuni giovani locali appassionati di archeologia; ritrovamenti che portano a supporre l’esistenza in loco di un antico insediamento umano. Si attende un altro parere qualificato oltre a quello dato, in sede di sopralluogo, dall’Ispettore della suddetta Soprintendenza, che ha definito il ritrovamento “interessante”.
Sono, in ogni caso, iniziative che vanno sostenute per la valorizzazione del territorio e lo sviluppo dell’economia locale ora in stato di forte sofferenza.

Nella ricca documentazione fotografica portata in esame dal Prof. Grossi vi sono elementi utili alla ricostruzione dei luoghi. Tra essi il dipinto su tela della Madonna dei Miracoli di Casalbordino, ovvero il quadro del Pellegrinaggio che, a memoria d’uomo, compiono annualmente i nostri fedeli per onorare la Vergine apparsa l’11 giugno di un anno del tardo 1500 ad un vecchietto del luogo. Eugenio Maranzano, nel suo libro su Borrello, ci fornisce dei particolari interessanti di questa opera, della quale non si conoscono né l’autore e né la data. Si sofferma sullo scorcio dell’abitato raffigurato in basso, sull’angolo sinistro del dipinto, con in primo piano la Roccaforte dei Borrello e il torrione antistante su cui appoggia il ponte levatoio. Spiega, inoltre, che la parte terminale curvilinea della facciata dell’edificio che si intravede dietro la costruzione predetta potrebbe essere la chiesa dedicata a Sant’Onofrio.
La veduta è molto importante, non esistendone altre di epoca così lontana. Posta in basso, è quindi di secondaria importanza rispetto alla Vergine, la sua funzione è quella di far conoscere il paese alle genti dei luoghi attraversati dal Pellegrinaggio e alle folle che convenivano da ogni dove al celebre Santuario. Anche se la Roccaforte è troppo stilizzata, tanto da apparire come una delle tante torri di avvistamento e di guardia allora sparse nel territorio, non vi sarebbero dubbi, nemmeno per un conoscitore casuale, che si tratti dell’antica fortezza divenuta in seguito Palazzo Baronale.
La sua posizione, lo scenario naturale, le case degli aventi causa di Gaetano D’Auro e di Antonio Palmieri, sono di un’attualità sorprendente. E’ ben evidenziata anche la roccia su cui poggia l’edificio, che, come ho sostenuto nei miei scritti pubblicati su questo sito, ingloba i muri perimetrali fino a comprendere l’attuale piano rialzato ricavato dalla sua demolizione in occasione dei lavori di trasformazione a sede del Comune. Mario Di Nunzio, ne è rimasto colpito e mi ha chiesto se lo storico edificio riveli altri particolari costruttivi rispetto a quelli già descritti. Pur non avendone riscontrati ho aderito volentieri perché il tema era troppo invitante.

Continuando l’esame del dipinto ritengo che il pittore non dovesse essere del posto perché, forse tradito dagli appunti, si è presa anche la licenza di posizionare la chiesa su un terreno in forte declivio che noi anziani ricordiamo occupato da due schiere contrapposte di case addossate alla ripida salita della “costa”. Eugenio dice in proposito che “mancando prove documentali” è difficile ravvisare il punto preciso in cui sorgeva. Chiama in causa la Relazione di apprezzo dei beni della defunta Baronessa Cornelia Ciampelli, redatta dall’Ing. G. A. Juliani e conclusa in data 22 febbraio 1755, dove è scritto che era contigua alla Porta da Capo e laterale al Palazzo Baronale. Anche se questa ubicazione viene dal Tecnico contraddetta in qualche altro punto dell’elaborato, egli la ribadisce in pieno quando passa alla descrizione dei confini del maniero, che ad Ovest confinava con “la vinella” (senz’altro la cantina del vino del Barone) a sua volta “contigua” alla Chiesa di Sant’Onofrio.
Ritengo che ulteriori possibili dubbi sulla posizione dovrebbero essere fugati dalla antica tradizione di affidare alla memoria dei posteri fatti e situazioni famigliari importanti. Raffaello D’Auro, infatti, sostiene che sua zia Aurora più volte avesse raccontato che la loro casa era stata edificata sui ruderi di una vecchia chiesa.


Ottobre 2012


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