Discorso Pronunciato il 29 Agosto 2010 per il Cinquantenario della Fondazione del Gruppo Alpini di Borrello e l’Inaugurazione del Monumento all’Alpino
di Riccardo D'Auro


Sono trascorsi 50 anni da quella radiosa domenica del 21 febbraio 1960 in cui nacque il Gruppo Alpini di Borrello, una data che finora è stata festeggiata soltanto nella ricorrenza del quarantennale. Oggi la festa viene solennizzata con l’inaugurazione del Monumento all’Alpino.
La ragion d’essere di questa meravigliosa opera risale a subito dopo la suddetta data, avendo allora proposto la sua realizzazione i Veci, gli anziani Combattenti della Guerra mondiale, ai quali fecero eco i numerosi Reduci delle infauste ed inutili guerre volute dal Fascismo.
Erano, però, quelli ancora gli anni della ricostruzione, sostenuta dalle rimesse degli emigranti sparsi in tutta Europa. Negli Anni ’70 si riparlò del Monumento da porre nel centro storico, sulla base di un progetto di massima elaborato da chi vi parla, ma non se ne fece nulla soprattutto per ragione di costo. Ritornò di attualità in occasione dell’abolizione del servizio di leva obbligatorio, quando il numero di iscritti al Gruppo, che all’origine fu di 60 unità, si era notevolmente ridotto. Si capì subito che nella terra in cui il reclutamento dei giovani per le Truppe alpine aveva prevalso su quello destinato agli altri Corpi, entro un tempo alquanto limitato si sarebbe estinto il ricordo delle numerose schiere di giovani dal cappello con la lunga penna nera. Era, quindi, venuto il tempo di realizzare il Monumento all’Alpino per serbare la memoria del sacrificio tributato da questi giovani alla Patria sin dalla fondazione del Corpo.
foto di Luca Di NunzioIn primo piano il ricordo dei cinque Caduti: il Caporale maggiore Pietro Palmieri e l’Alpino Antonio Antonelli, che si sacrificarono per la completa redenzione del suolo italiano; Domenico Di Liscia perito nella effimera conquista dell’Impero; il Sergente maggiore Armando Palmieri ed il Sergente Pietro Palmieri, disperso il primo e morto in campo di prigionia l’altro, in conseguenza della ritirata di Russia; e il Tenente medico Vincenzo Beviglia, che perse la vita per causa di servizio. I loro nomi sono incisi nel bronzo dei due Monumenti dedicati dalla cittadinanza ai Caduti della prima e ai Caduti e alle Vittime civili della seconda Guerra Mondiale.
Ricordiamo poi i Reduci feriti e che subirono il congelamento degli arti inferiori: Eliseo Di Benedetto ed Enrico D’Orfeo sul fronte greco-albanese, Francesco Festa, Gaetano Evangelista e Giuseppe Evangelista su quello russo.
E, ancora, il ricordo di tutti gli Alpini Combattenti delle suddette guerre e della Guerra di Liberazione.
Il sottoscritto ha parlato esaurientemente di questi nostri Fratelli e di tutti gli altri che parteciparono alle guerre succitate nella BREVE STORIA DEL GRUPPO ALPINI DI BORRELLO inclusa nel libro “ALPINI VERSO L’AURORA” edito dalla Sezione Abruzzi per il 70° anniversario (1929-1999) della propria fondazione. Il volume, curato da Mario Salvitti, è dedicato alla memoria del Sottotenente medico Antonio Festa che lo aveva ideato durante la sua Presidenza della Sezione stessa dal 1998 al 2000. La copia originale di questo mio scritto si trova su borrellosite.
Il Monumento doveva anche ricordare i vari Presidenti del Gruppo di Borrello: il Cav. Di Vittorio Veneto Raffaele Di Benedetto, con ad honorem il Capitano Medico Annibale Beviglia, Enrico D’Orfeo fino al 1975, Felice Palmieri fino al 1990, Antonio Festa fino al 1998, Fulvio Palmieri fino al 2002, Giuseppe Puce fino al 2009, e, a tutt’oggi, Carmine Evangelista.
E, infine, tutti gli Alpini, che, nel tempo, SONO ANDATI AVANTI.
Dopo la lunga gestazione descritta siamo oggi qui ad ammirare questo prestigioso MONUMENTO ALL’ALPINO diventato realtà per la caparbia volontà del Capogruppo assecondato da molti componenti del Gruppo stesso e dell’Unità di Protezione Civile di recente costituzione. Ma è doveroso sottolineare la collaborazione più fattiva offerta dai fratelli Domenico e Sergio Nelli, soprattutto di quest’ultimo, valente artigiano onnifacente, rivelatosi anche Maestro del ferro battuto, che ha forgiato con pazienza e precisione assoluta, per mesi, i simboli del Corpo degli Alpini: l’Aquila ed il Cappello che danno all’opera un tocco di grande pregio.
Un grazie a questi Alpini volonterosi, anche da parte della comunità che può vantarsi di un altro bellissimo monumento.
Un’opera egregia che esalta il sacrificio e la dedizione alla Patria di Uomini, che la servirono sempre con onore offrendo spesso ad essa anche la loro esuberante gioventù. Ora le nuove leve operano per la pace, la protezione, il salvataggio in caso di calamità naturali e la sicurezza delle vite umane. Un servizio che si ispira all’operato dei VECI ALPINI ai quali è dedicato questo MONUMENTO.

Viva gli Alpini.


Agosto 2010.


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